La rana pescatrice del Faro di Portofino

Una rana pescatrice di un metro e mezzo riposava pigramente su un masso, al Faro di Portofino.

Un’immersione qualunque si trasforma in una giornata memorabile e divertentissima.

La sveglia e la preparazione

Ci sono giornate che iniziano male, come questo venerdì di fine aprile.

Mi sveglio prima dell’alba, come purtroppo spesso accade ultimamente. Tardo a prendere sonno la sera e, la mattina, ben prima delle sei apro gli occhi e non riesco più ad addormentarmi. Sarà per il nuovo stile di vita al quale siamo obbligati, che mi ha sballato completamente il ciclo lavorativo. Oppure sarà semplicemente perché sto invecchiando.

In ogni caso stamattina ho deciso di non lavorare. Perché alle 10 sarò da Style Diving, a San Michele di Pagana per un’immersione con alcuni amici.

La rana pescatrice del Faro di Portofino la vedi con Style Diving

La sera prima ho preparato la mia attrezzatura per le videoriprese. Ho messo in carica i fari e la batteria della Go Pro.

Mi alzo con calma, preparo il caffè. Nel frattempo, assemblo la videocamera all’interno del suo scafandro e provo i fari della Easydive. Funziona tutto. Ripongo in uno zainetto il sotto muta ed alcuni indumenti termici. Mi vesto e sono pronto per uscire di casa.

Do uno sguardo al cellulare, in particolare alle e-mail di lavoro. Trovo una richiesta urgente, devo risolvere un problema non da poco. Mi attivo immediatamente, faccio un paio di telefonate e riesco a rimediare. Un sospiro di sollievo, la giornata è salva. Finalmente riesco ad uscire di casa.

Mi fermo a Rapallo per caricare in auto l’attrezzatura subacquea. Parcheggio l’auto nei pressi del magazzino nel quale ricovero tutta il mio equipaggiamento e mi accorgo di non aver portato con me le chiavi.

Fortunatamente Giorgio, con il quale condivido il magazzino, è già al diving center. Risalgo in macchina e corro verso San Michele di Pagana per recuperare il suo mazzo di chiavi.

Insomma, mi sono alzato molto presto e credevo di avere molto più del tempo necessario per prepararmi. Invece arrivo al limite e mi trovo costretto ad assemblare in fretta.

Ah… dimenticavo! Credevo di avere il bibombola carico ed invece mi sbagliavo. 

La navigazione

Marco Alberti, che insieme ad Elena Colombo gestisce Style Diving, mentre mi ricarica pazientemente il bibombola mi racconta che ieri, al Faro di Portofino hanno visto una rana pescatrice. Improvvisamente la mia giornata prende forma. Inizio a sognare.

Sono finalmente pronto. In un attimo siamo all’imbarco e carichiamo tutta la nostra attrezzatura. Non proprio tutta. Ma non voglio anticipare nulla.

La barca è pronta per andare a vedere la rana pescatrice

La barca parte e si dirige verso il Faro. Sono seduto a poppa e volto le spalle al punto nave. Mi giro per rendermi conto di quanto manca all’ormeggio. È un’abitudine, per capire quando è il momento di prepararmi. Quando devo chiudere la cerniera della muta stagna ed iniziare ad indossare l’attrezzatura. Ed è in quel momento che realizzo di aver dimenticato al diving center la mia GoPro. È troppo tardi per tornare indietro. “Porca puttana è davvero una giornata di merda”.

Inizio a sperare che ci sia una pessima visibilità e che della rana pescatrice non ci sia traccia. Sarebbe una beffa atroce!!!

Eccoci al Faro di Portofino. Qui sotto una rana pescatrice sonnecchia.
L’immersione

La barca ormeggia, mi preparo e mi tuffo. Perdo la maschera, che scende lenta verso il fondo. “Cazzo! È davvero una giornata di merda!!” 

La rana pescatrice del Faro di Portofino ci sta aspettando

Io e Marco Aprile, il mio buddy, ci diamo l’ok e scendiamo. A sei metri facciamo il bubble check e poi giù sino al basamento. Giunto sul fondo decido di spostarmi verso il punto dove, pochi minuti prima, ero entrato in acqua, con il passo del gigante. Ritrovo la mia maschera. “Beh dai, in fondo non è andata così male”.

Iniziamo l’immersione e scendiamo in profondità. La visibilità è accettabile. Attraversiamo il tratto roccioso ad una batimetri di 40 metri di profondità. Le gorgonie ci attendono. Trovo cinque stelle gorgone, bellamente appoggiate su dei rami meravigliosi di gorgonia rossa.

Procedo blandamente, pensando di scrivere un post nel quale raccontare che negli ultimi anni il numero delle stelle gorgone è decisamente aumentato. Penso di cercare un esperto di biologia marina e di intervistarlo. Voglio capire se è una mia sensazione o esiste un fondamento scientifico. Tanto ho parecchio materiale fotografico per condire l’articolo. Lo farò, continuate a leggermi e prima o poi lo troverete su questo blog.

Ci spostiamo verso il crinale che taglia la franata antistante il Faro, verso est. Qui la corrente è forte. Passano alcuni grossi dentici, sono in caccia e nuotano poderosi. Ad un certo punto mi sfreccia davanti agli occhi un grosso tonno. E dietro di lui altri due, un po’ più piccoli.

È uno spettacolo meraviglioso. Me lo godo, anche perché se avessi avuto la video camera non avrei potuto certamente immortalarli.

La beffa, atroce beffa

A questo punto iniziamo a risalire. Arriviamo ad una quota di circa venti metri. È il momento del cambio gas. Cerco Marco per segnalaglielo e per attivare le procedure. Ed è in quel momento che vedo il fascio di luce della sua torcia che si muove in modo innaturale. Ed in quel momento capisco.

Una rana pescatrice è appoggiata pigramente su un masso. Ed è lì che inizio ad imprecare! E si, perché io di solito parlo sott’acqua. È una mia vecchia abitudine, non so se gli altri mi capiscano però io parlo, attraverso l’erogatore. E stavolta impreco, contro me stesso, per essermi scordato la GoPro.

Mi maledico per un paio di minuti e poi finalmente decido di godermi il momento. Decido che i miei occhi saranno la mia videocamera e che la scrittura sarà l’unico modo per trasmettere le mie emozioni.

La rana pescatrice

L’occhio della rana pescatrice mi guarda curioso. Marco lo illumina, è azzurro. La sua antenna vigila attentamente. Rimango colpito da quanto sia liscia la sua pelle, fa venire voglia di accarezzarla. Mi sposto per guardarlo di fronte.

La bocca della rana pescatrice

La sua bocca è davvero curiosa. Le labbra sono ricoperte di escrescenze, credo utili per mimetizzarsi. I denti sono aguzzi e la mascella è davvero prominente. Ora mi concentro sulle sue branchie e sulle pinne pettorali, sono enormi. Quelle dorsali sono piccole e appuntite. Per ultimo osservo la sua coda, la famosa coda di rospo. È davvero grande.

La rana pescatrice di Portofino

Decido di prelevare dalla tasca della mia muta stagna lo spool e ne misuro la lunghezza, facendo due piccoli nodi alle due estremità della cima. Il lavoro è laborioso e la rana pescatrice inizia a dare segnali di impazienza. Ad in certo punto le sue pinne si trasformano in piccole ali e lei, lentamente si solleva ed inizia un volo lento ma leggiadro per inabissarsi in un posto dove i due subacquei curiosi non potranno più infastidirla. Ripenso alla mia GoPro e a quanto sarebbe stato bella quella ripresa con la rana pescatrice in volo. Dal mio erogatore esce l’ultima imprecazione. Poi cambiamo gas ed iniziamo la risalita.

Al diving center misureremo la cima dello spool. La rana pescatrice misura un metro e trenta…

Più tardi, a casa mia

Ora sono qui, a casa mia. Sono incazzato con me stesso. Non mi sto perdonando la dimenticanza. Poi inizio a scrivere. Le parole danno sfogo alla mia rabbia e nasce questo post.

E mi rendo conto che anche una sventura può far nascere qualcosa di bello. Come questo racconto senza foto ma con grandi emozioni.

Perché ci sono delle foto della rana pescatrice?

Perché curiosando su Facebook ho scoperto che qualcun’altro stava imprecando per lo stesso motivo. O meglio, per molto meno.

Alfonso “Fofò” Sabella di Diving Evolution aveva la macchina fotografica ma non i flash.

Altre beffe della rana pescatrice

Chiamo immediatamente Andrea Galliadi di Diving Evolution. Gli racconto la mia esperienza e gli chiedo la cortesia di farmi prestare le foto.

Beh insomma sono queste, saranno pure senza flash, ma le avessi fatte io ne andrei davvero fiero!!!

👌

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