L’attrezzatura subacquea

L’attrezzatura subacquea. Se stai pensando se sia il momento di acquistarla, o se sei ancora in dubbio, allora questo post potrebbe interessarti.

Perché molti subacquei non pensano ad acquistare la propria attrezzatura di base e continuano a noleggiarla?

Come mai scelgono di indossare una muta usata piuttosto che acquistarsene una propria? 

Che cosa li spinge a continuare ad immergersi nelle acque fredde con più strati di mute umide addosso non perfettamente aderenti al loro corpo piuttosto che acquistarne una più calda e più comoda?

Mettiti comodo e leggi…

Mi chiamo Stefano Sibona, mi immergo dal 1997, sono un istruttore subacqueo di 3 didattiche, ho gestito un diving center e dal 2017 racconto la subacquea attraverso queste pagine.

Recentemente, ho deciso di porre molta attenzione ai comportamenti decisionali dei nuovi subacquei, ovvero coloro che si sono avvicinati da poco al mondo della subacquea.

Mi ha letteralmente sconvolto il fatto che la maggior parte di loro possedeva più certificazioni che parti dell’attrezzatura necessaria per immergersi. Per certificazioni intendo brevetti di specialità che vengono rilasciati dopo il conseguimento dell’Open Water Diver, che nel rispetto degli standard delle agenzie didattiche richiede almeno quattro immersioni in acque libere. E per attrezzatura necessaria intendo il minimo indispensabile per poter affrontare la nuova attività con un briciolo di comfort e consapevolezza.

Domande

Perché molti subacquei dopo aver conseguito la certificazione che permette loro di immergersi in tutti i mari del mondo ad una profondità massima di 18 metri non pensano ad acquistare la propria attrezzatura di base e continuano a noleggiarla?

Come mai scelgono di indossare una muta usata da una moltitudine di sconosciuti che probabilmente ci hanno anche pisciato dentro al posto di acquistarsene una propria? 

Che cosa li spinge a continuare ad immergersi nelle acque fredde con più strati di mute umide addosso non perfettamente aderenti al loro corpo piuttosto che acquistarne una più calda e più comoda?

E, soprattutto, perché nel frattempo hanno deciso di investire altri soldi per conseguire altre certificazioni, relative a percorsi didattici di specializzazione?

L’attrezzatura subacquea

La mia personale esperienza con l’acquisto dell’attrezzatura subacquea

Sin dai miei esordi subacquei, gli esempi dei miei istruttori mi fecero comprendere, quasi immediatamente, due grandi concetti: potevo ambire a diventare un bravo subacqueo e dovevo investire del denaro per iniziare ad acquistare dell’attrezzatura subacquea consona per questa attività. 

Teniamo presente però alcuni aspetti di ciò che accadeva a quei tempi, ovvero nel 1997.

Innanzitutto, i corsi duravano molto più di quanto durino mediamente oggi. Io e i miei compagni di corso ci abbiamo messo tre mesi prima di andare al mare. E, in quei tre mesi, abbiamo fatto a tempo a capire bene quale fosse l’attrezzatura subacquea di base necessaria per essere un buon subacqueo.

E poi, in quegli anni non c’era tutta quella proliferazione di specialità che man mano sono nate, offrendo nuove opportunità di business per gli istruttori e le scuole subacquee ma diminuendo, inevitabilmente, le risorse di spesa di un nuovo subacqueo.

Ecco perché, nel mio personale caso, quando mi presentai in un diving center, pronto per le mie immersioni, avevo con me muta umida a due pezzi, maschera, pinne, calzari, GAV e borsa per l’attrezzatura. Mi mancavano gli erogatori, che avrei comprato da lì a poco. E il computer subacqueo, che mi regalarono i miei genitori per il mio primo Natale da subacqueo.

L’attrezzatura subacquea

I costi dell’attrezzatura subacquea paragonata al nostro budget

Quanto costava, nel 1997, quell’attrezzatura? Quanto incideva rispetto al mio reddito di allora? 

Ricordo di aver speso 500.000 Lire per il corso e, se non sbaglio, 250.000 Lire per il GAV. La muta semi stagna, che comprai un paio di anni dopo, la pagai 450.000 Lire mentre vendetti la mia umida ad un nuovo subacqueo del club che frequentavo per 100.000 Lire.

Probabilmente, con meno di un milione delle vecchie Lire si riusciva ad acquistare tutta l’attrezzatura necessaria per andare sott’acqua. E, in quegli anni, un buon impiegato guadagnava all’incirca due milioni di Lire al mese.

Oggi, il guadagno medio di un impiegato che abbia la stessa età che avevo io in quegli anni è cresciuto del 100% mentre alcuni beni di consumo primario, tipo il carburante è aumentato di quasi il 200%. 

Per dare un valore, oggi una muta semi stagna costa, in media, 500 € ed è aumentata più del 110% rispetto a quando la comprai io. 

L’attrezzatura subacquea

Chi può consigliarci nell’acquisto dell’attrezzatura subacquea?

Invece, chi mi consigliò di possedere l’attrezzatura subacquea e chi mi aiutò nella scelta durante gli acquisti?

Partiamo dal fatto che il 1997 potrebbe esser visto, agli occhi di un “millennial” come la preistoria della comunicazione. Non esistevano i social network e le informazioni di settore ci arrivavano, perlopiù, dalla stampa specializzata. Che ai tempi prosperava di riviste, recensioni e pubblicità.

Gli istruttori e i subacquei esperti del mio club assumevano il ruolo di massimi esperti in materia e tutti noi, giovani allievi, consideravano i loro consigli come oro colato. 

La spesa grossa la feci in una sera infrasettimanale nel negozio consigliato dal mio istruttore insieme all’amico che mi convinse a fare il corso subacqueo. Scelsi tutto ciò che secondo lui andava bene, delegando le mie scelte a chi, in quel momento, ne sapeva di più. 

Con quella muta umida a due pezzi soffrii il freddo per un paio d’anni e poi passai alla semi stagna. Le pinne sono state protagoniste di uno scambio che sigillò una sorta di patto di sangue con il mio amico Benny e una di esse è ancora gelosamente custodita su una mensola del mio garage. I calzari li abbandonai a Pantelleria molti anni dopo e il GAV decretò la sua fine nel 2008 dopo undici anni di onoratissimo servizio. Quel borsone in cordura della Scubapro custodì la mia attrezzatura e mi accompagnò in giro per il mondo per oltre dieci anni.

Insomma, comprai, senza averne la più pallida idea, della roba valida che durò nel tempo.

Anche tu puoi diventare un nuovo mentore

Successivamente divenni, a mia volta, anche io un mentore e spesso accompagnai amici che stavano approcciando il mondo della subacquea a fare i loro primi acquisti di attrezzatura. Mentre il mondo intorno a noi stava cambiando e le informazioni arrivavano sempre più facilmente e velocemente a destinazione. E mentre, pian piano, cresceva la proposta di nuovi prodotti e di nuove opportunità di spendere dei soldi. Tutto ciò rendendo sempre più difficile il processo decisionale di acquisto.

Compro una muta umida spendendo inizialmente poco o scelgo una semi stagna o addirittura il comfort di una stagna? E se decido per una muta stagna, la prendo in neoprene o in trilaminato?

E le pinne? Vado su un prodotto adatto alle mie attuali esigenze oppure ascolto il consiglio di qualche esperto e scelgo direttamente un prodotto super performante adatto ai subacquei tecnici? E in quel caso scelgo quel prodotto di quella azienda produttrice o quell’altro?

E per il GAV? Per gli erogatori? Per il computer? Stessi dilemmi.

Da chi accetto i consigli? Oppure, chi è disposto a darmi dei consigli, ben accetti?

Chi entra a far parte di questo mondo e, soprattutto, chi dopo l’Open Water decide di continuare a scoprire quali gratificazioni il mare può offrire, oggi è letteralmente martellato di offerte, proposte e soluzioni.

Concludendo

Si dice che alla base dell’educazione continua ci sia la proposta di nuovi programmi di addestramento. Però anche accompagnare gli allievi al mare a fare immersioni e nuove esperienze può essere considerata educazione continua. Come è un buon percorso di educazione continua invitare i nuovi subacquei a partecipare alle attività del club e consigliare loro quale tipo di attrezzatura scegliere. In base ai loro budget, alle loro reali necessità e magari agli interessi che stanno lentamente sviluppando.

Perché, come diceva un mio vecchio amico, chi compra la propria attrezzatura ha molte più probabilità di continuare ad immergersi. E di conseguenza di continuare a frequentare l’ambiente, progredire dal punto di vista didattico e spendere del denaro nel settore. Insomma, di far girare l’economia.