Immersione alla Gallinara, un luogo che non vedevo da tantissimi anni. Un nuovo diving, un vecchio amico e un fondale stupefacente.
Venerdì 30 dicembre 2022
L’alba non lascia presagire nulla di buono. Sui vetri della finestra le goccioline di pioggia mi ricordano che nella notte è diluviato. Le strade sono bagnate.
In tutto ciò, noi alle 12:30 abbiamo un appuntamento ad Albenga per un’immersione all’Isola Gallinara.
Tempo di preparare la colazione e il display del mio telefono si illumina. È un whatsapp del diving center mi avvisa che ci imbarcheremo dal porto di Alassio perché si è alzato un pò di mare. Giro immediatamente la comunicazione ad Andrea Di Vaira, che con un paio di amici arriverà da Milano.
Il DiVa è uno ansioso e pensa subito che l’immersione possa essere annullata… “Mi raccomando, avvisami subito, perché non ho voglia di sciropparmi tutti quei chilometri per niente!!”
Questo è il suo avviso, condito da un paio di “pheega”, in perfetto stile “milanese imbruttito”.
Ora mi metto comodo, in attesa del mio amico Giovanni Crisafulli,che viaggerà con me.
La mia attrezzatura è già pronta in auto: il rebreather semichiuso Mares Horizon e la custodia Leo 3 Smart di Easydive compresi.
L’isola Gallinara
Da Chiavari ad Albenga mi separano circa 130 km di tortuosa autostrada. Un’ora e mezza sui viadotti, inframezzati da gallerie e scorci panoramici da cartolina.
La Gallinara ci appare all’improvviso, doppiato la punta del quartiere ingauno di Vadino. Il suo profilo è inimitabile, lo riconoscerei ovunque. Una semisfera ricoperta dalla vegetazione tipicamente mediterranea, con quella piccola protuberanza che mi ricorda una coda.
Le sue coste rocciose, a picco sul mare, sono composte da spesse falesie parallele al mare stesso. Sono sedi naturali per le colonie di gabbiani reali, che da secoli dimorano sull’isola.
Ma in realtà, la Gallinara deve il suo nome ad un’altra specie di volatile: la gallina selvatica. Che già dai tempi dei romani la popola.
Sui documenti del tempo la troviamo come Insula Gallinaria. Fu approdo di marinai fenici, greci e romani nonché rifugio di San Martino di Tours, colui che con un colpo di spada recise il suo mantello per donarlo ad un povero. Una grotta, rivolta verso il mare aperto è stata il suo rifugio.
Il Diving Center Idea Blu
Due gommoni BWA da 7,5 metri sono ormeggiati alla Marina di Alassio. La sede del diving center Idea Blu si trova ad Albenga, con un punto di imbarco presso lo stabilimento balneare Boobs, molto comodo per raggiungere la Gallinara.
Oggi però partiremo dalla Marina di Alassio e per arrivare all’isola dovremo pazientare 5 minuti in più…
Al molo mi aspetta Alberto Balbi, che qui è di casa, visto che vive a Ceriale. Le sue foto e i suoi reportage subacquei hanno incantato tutti gli appassionati. Quando Pipin e Pelizzari si sfidavano a colpi di record di apnea no limits lui era lì, sul campo, per raccontarci le loro imprese attraverso le sue immagini. Era anche in Repubblica Dominicana, quando la povera Audrey Mestre tentò di battere un nuovo record.
Oggi gestisce il diving center Idea Blu. Anche se, dice che lui fa semplicemente il galoppino, perchè i titolari del centro sono Luca e Sara, i suoi due figliuoli. Lui è un vulcano di energia con una cascata di capelli ricci, lei una ventata di gioia con un sorriso che ti conquista.
L’immersione alla Gallinara
La navigazione e il briefing
Ci siamo tutti: io, Giovanni, il DiVa, Mattia e Paolo. Ne imbarcano altri quattro e si parte, per l’immersione alla Gallinara.
Alberto ormeggia a Punta Falconara a sud-ovest dell’isola.
Prima di tuffarmi, gli rapisco un paio di consigli su come utilizzare al meglio il case Leo 3 Smart di Easydive, all’interno del quale alloggia il mio iPhone 13 Pro Max.
Luca ci racconta l’immersione. Il suo briefing è molto chiaro e preciso. Mantenendo la parete sulla nostra sinistra, ci sposteremo verso la punta, per doppiarla e proseguire verso una baia, dove troveremo la statua del Cristo Redentore. Un tragitto lungo, che racchiude un paio di immersioni e che ci terrà impegnati per un’oretta abbondante.
Prima di Punta Falconara
Raggiungiamo un fondale sabbioso con detriti ad una profondità di 18 metri circa e, da lì, superiamo una cigliata che ci porta, a 25 metri, su un fondale roccioso.
Mi rendo subito conto che la visibilità è molto buona, soprattutto se consideriamo che oggi è il 30 dicembre…
L’ambiente decisamente colorato: le rocce sono ricoperte di spugne. Margherite di mare e nuvole di castagnole aggiungono cromatismo all’ambiente.
Il primo incontro è con un polpo, timido ma non troppo, Poi è il turno di una murena, colta di sorpresa fuori tana. Sarebbe un ottimo scatto per Giovanni ma il sapiente DiVa opta per il famoso “scherzo della murena” che spaventa più la malcapitata bestiola che il nostro fotografo. Il risultato è che la murena scappa in un baleno e Giovanni rimane letteralmente di sasso, con la macchina fotografica in mano.
E così, mentre procediamo tra una cernia che si intasa una corvina che danza al ritmo della corrente, incontriamo il re degli hypselodoris, il tipico nudibranco con il ciuffo. Il nostro mollusco è davvero ciccione, morbido e molto colorato. A causa sua, o forse a causa della nostra trance fotografica, io e Giovanni abbandoniamo involontariamente al resto del gruppo. “Ciao ciao amici, ci rivedremo in safety stop…”
Punta Falconara
Arriviamo all’estremità della punta e ci imbattiamo in alcuni grossi massi, totalmente ricoperti da Parazohantus Axinellae. La scena che si presenta ai nostri occhi è semplicemente fantastica!!! Un gioco di luci incredibile, di contrasti affascinanti!!! Il giallo scuro si appoggia sulle rocce chiare della falesia che sprofonda nel mare mentre una fioca luce solare penetra nel blu regalando uno degli spettacoli più belli che un subacqueo possa immaginare!!!
La statua del Cristo Redentore
È ora di andare oltre al di là di questi massi, dove si apre una baia ampia e sommersa. Di nuovo un fondale detritico, di nuovo spugne e margherite sulle rocce, ancora castagnole e cernie che si nascondono le loro tane.
In mezzo alla baia, a una grande statua in bronzo del Cristo Redentore. Dal 1988 custodisce i fondali della Gallinara con le braccia protese, rivolte verso il mare aperto.
Torniamo in superficie 70 minuti dopo esserci immersi.
Le mie conclusioni, il mio giudizio e… il gran finale
Sono venuto qui per ritrovare Alberto e per rivedere un ambiente subacqueo che avevo ammirato più di vent’anni fa e che ricordavo in modo molto sbiadito. Nel mio vecchio logbook diedi un giudizio lusinghiero alla mia immersione alla Gallinara. Era il 2002 e io di mare ne avevo visto, ma non troppo.
Ero curioso di rivedere questi posti, con un occhio diverso, figlio di qualche esperienza in più e di qualche tuffo in più segnato nel mio logbook, ormai solo mnemonico.
Non credevo di rimanere così ben impressionato, così emozionato. Perché è vero, mi emoziono con poco sott’acqua… Ma qui, la meraviglia è tale che presto tornerò per approfondire, per vedere nuovi posti, per poter raccontare nuove storie. Qui, su Underwater Tales.
Con me:
Giovanni Crisafulli, Andrea Di Vaira, Mattia Beretta e Paolo Gomarasca
Il video della giornata è stato realizzato da Giovanni Crisafulli. Foto e riprese contenuti al suo interno sono di Giovanni Crisafulli. Voce narrante di Stefano Sibona.