REEF CHECK: il Monitoraggio dell’Ambiente Costiero

Reef Check, ovvero controllare i nostri reef con un monitoraggio dell’ambiente costiero. Per preservare la biodiversità attraverso la “Citizen Science”. Coinvolgendo tutti i fruitori del mare, dando loro il ruolo di sentinelle.

Introduzione

Preservare la biodiversità, con un attento monitoraggio dell’ambiente costiero, non è più una velleità per gli ambientalisti ma un’urgenza. Che deve essere riconosciuta da tutti, in primo luogo dalle amministrazioni politiche.

Un ambiente degradato innesca tutta una serie di ricadute sul sistema sociale, economico e politico. Causando danni irreversibili all’intero tessuto sociale ed economico di un luogo.

Tra i motivi principali che causano il degrado degli ambienti costieri annoveriamo sia impatti antropici diretti, come la pesca e l’inquinamento, sia l’aumento del turismo costiero e del traffico navale. Il conseguente aumento delle temperature modifica gli equilibri degli ecosistemi.

Il reef check, ovvero il monitoraggio dell’ ambiente costiero, diventa strategico per comprendere i cambiamenti in atto. Al fine di poter sviluppare azioni di conservazione. purtroppo l’estensione delle coste ed il ridotto numero di ricercatori non permettono un’adeguata attività di monitoraggio. Ciò che servirà sarà una corretta collaborazione tra ricercatori e cittadini volontari. Attraverso la cosiddetta Citizen Science, i cittadini diventeranno delle vere e proprie sentinelle. In grado di percepire e segnalare le anomalie, sulla base delle proprie esperienze.

REEF CHECK: il Monitoraggio dell’Ambiente Costiero

La biodiversità

Il delicato equilibrio fra le forme di vita è il risultato di milioni di anni di selezione. Diverse specie, ogni anno, scompaiono per sempre a causa dell’eccessivo sfruttamento delle risorse da parte dell’uomo.

Se non si vuole perdere il patrimonio rappresentato dalla ricchezza genetica della biodiversità diventa fondamentale individuare, inventariare e proteggere. il Mediterraneo rappresenta una delle aree geografiche a maggiore biodiversità.

Le Nazioni Unite hanno dichiarato il decennio 2021-2030 come il decennio delle scienze oceaniche per lo sviluppo sostenibile.

REEF CHECK: il Monitoraggio dell’Ambiente Costiero

I reef temperati

Quando la maggior parte delle persone pensa ad un reef, immagina un reef corallino. Senza pensare che il termine reef significa scogliera e può essere accostato anche ad ambienti più freddi. I cosiddetti reef temperati. La differenza tra un reef corallino ed uno temperato sta nel modo in cui si costruiscono. Nel primo caso con la combinazione tra madrepore ed alghe, nel secondo caso tra alghe ed invertebrati. I reef corallini crescono mediamente di 10 centimetri all’anno mentre quelli temperati di appena 1 millimetro l’anno.

REEF CHECK: il Monitoraggio dell’Ambiente Costiero

Il Mar Mediterraneo

La natura geologica, che ha caratterizzato la storia del bacino mediterraneo, ha determinato una successione di cambiamenti. Che hanno portato ad una complessa alternanza di acque fredde e acque calde. La combinazione di specie nel Mar Mediterraneo è decisamente unica.

Nel suo ecosistema la Posidonia oceanica riveste un ruolo chiave. Produce un’alta quantità di ossigeno, protegge fondali e spiagge dall’erosione e costituisce rifugio per pesci, molluschi e crostacei. Purtroppo è in regressione, a causa del fenomeno della aratura dei fondali. Provocata da ancoraggi e pesca a strascico.

L’introduzione di specie aliene, provenienti da mari più caldi, sta generando ulteriori problemi. Nel 2012 sono state calcolate, nel Mediterraneo, la presenza di ben 986 specie marine non native. Sono in grado di sopravvivere e di riprodursi al di fuori del loro habitat. Il loro successo è anche dovuto alla scarsa competizione tra le specie e alla loro conseguente capacità di ergersi a predatori naturali. La loro introduzione è considerata una causa importante di perdita di biodiversità. Un esempio calzante è l’invasione dell’alga Caulerpa cylindracea nel promontorio di Portofino.

REEF CHECK: il Monitoraggio dell’Ambiente Costiero

Come facciamo a sapere se un reef è in salute?

Il concetto di salute di un ecosistema è soggettivo. Un approccio può essere quello di definire lo stato normale elencando le proprietà che costituiscono un ecosistema che si definisce integro. In genere però è molto più facile riconoscere un ecosistema in sofferenza. I sintomi possono essere: riduzione delle specie più grosse ed aumento di quelle più piccole, aumento di specie esotiche e catene alimentari più corte.

REEF CHECK: il Monitoraggio dell’Ambiente Costiero

Il ruolo del volontariato subacqueo

È un dato di fatto che i ricercatori che possono dedicarsi al reef check, il monitoraggio dell’ambiente costiero, sono troppo pochi. È altrettanto noto che i subacquei che ogni giorno si immergono è molto elevato. Combinare la manodopera dei subacquei con l’impegno degli scienziati potrebbe rappresentare na soluzione vantaggiosa.

Reef Check Italia si prefigge proprio questo obiettivo. Ed il protocollo di Monitoraggio dell’Ambiente Costiero nasce con questa ambizione. Il progetto prevede l’attiva partecipazione di subacquei volontari. Una volta formati Eco Divers MAC, avranno il compito di promuovere il protocollo e di monitorare i mari nei quali si immergono.

REEF CHECK: il Monitoraggio dell’Ambiente Costiero

Il subacqueo Eco Diver MAC

Anche io ho deciso di sposare la causa. Sono diventato un Eco Diver.

Una mattinata sui banchi di scuola. Una mattinata di formazione teorica sulle tecniche di monitoraggio e sulle specie oggetto di monitoraggio. La memoria che riattiva le mie vecchie nozioni di biologia marina. Quelle che avevo imparato, da autodidatta, con il mio amico Benny. Quello delle pinne bicolore. I nomi dei vari tipi di gorgonia. Quelli sono facili. Poi le madrepore. Soprattutto quelle arancioni, gli Astroydes canicularis. Il vago ricordo delle pareti di Pantelleria. E le spugne, le tipologie di cernie e la lotta tra la donzella pavonia e quella comune.

Il pomeriggio al Faro di Portofino. Con la torcia puntata sulla franata e con la lavagnetta appresso. A prendere appunti, a segnare la specie, la quantità e la profondità. A riscoprire il vecchio piacere di fare immersioni ed emozionarsi per gli incontri che fai. Prossimo passo monitoraggio e fotografia.

E si, perché Andrea Galliadi di Diving Evolution è un bravissimo biologo marino. Lui è stato il mio trainer. Con lui mi prendo l’impegno di tornare in acqua per monitorare questo pezzetto di Mediterraneo che l’Area Marina Protetta di Portofino racchiude.

👌

Leggi anche