Le reti fantasma della Secca di Santo Stefano. Un hotspot subacqueo unico, ricchissimo di biodiversità, martoriato dalla pesca. Un intervento di recupero organizzato da Marevivo, con la collaborazione del Nautilus TDC, della Marina Militare e delle istituzioni locali.
Una storia a lieto fine con grandi subacquei protagonisti e con un assessore con il vizio per le immersioni.
La secca di Santo Stefano
Al largo Di Santo Stefano al Mare, a metà strada tra Imperia e Sanremo, troviamo un hotspot subacqueo tra i più interessanti della Liguria di Ponente se non di tutto il Mar Mediterraneo.
Un paesaggio marino ricchissimo di biodiversità, un promontorio sommerso che si sviluppa a ferro di cavallo e sfoggia quasi 8 chilometri da poter esplorare.
Una vera e propria perla, davanti alla nostra costa, ad una profondità accessibile a tutti i subacquei. Con una vastissima distesa di Posidonia e con stupefacenti concrezioni coralligene: un tipo di substrato creato da organismi marini, una sorta di condominio sommerso. Nello spazio di 1 metro quadrato di coralligeno, alla Secca di Santo Stefano, si possono trovare più di 100 specie diverse. E tutto questo garantisce un habitat estremamente prolifero.
Cosa c’è sott’acqua
La grande prateria di Posidonia, su un vasto pianoro ad una profondità di 20 metri, funge da vera e propria nursery per tantissime specie marine. Alcune giungono appositamente qui per riprodursi e donano alla secca una stagionalità quasi unica. È un habitat ideale per cernie, scorfani, salpe, aragoste, seppie, calamari, spugne, rane pescatrici e pesci San Pietro. Ma anche per barracuda, dentici, pesci luna e squali gattopardo, attirati dalla enorme presenza di piccoli pesci e crostacei da predare. Poco più in profondità, colonie di meravigliose gorgonie rosse con i loro ventagli alti sino ad un metro arricchiscono ulteriormente questo speciale paesaggio sommerso.
La secca, che si trova a circa un miglio e mezzo dal porto di Marina degli Aregai, regala siti di immersioni fruibili a tutte le tipologie di subacquei, con profondità massime inferiori a 40 metri.
Nautilus Technical Diving Center
Alla Marina degli Aregai troviamo Nautilus Technical Diving Center, un centro immersioni gestito da Davide Mottola, cinquant’anni, di cui almeno 30 passati a immergersi in questi fondali, alla ricerca di nuovi paesaggi e tesori naturali. Davide sta concorrendo a fare della zona intorno a Marina degli Aregai un punto di riferimento per tutti gli amanti delle profondità marine e della fauna e della flora sommersa.
Purtroppo, non è tutto rose e fiori. Perché, durante le lunghe perlustrazioni sottomarine, non sono mancati avvistamenti sicuramente meno attraenti, non solo per un sommozzatore ma per chiunque ami il mare.
Il grido d’allarme di Davide Mottola
“La secca è molto ampia e purtroppo è molto martoriata. Abbiamo notato” dice Davide Mottola “tantissimi danni causati da palamiti e da reti impigliate. In queste secche, purtroppo, ci vengono a pescare. Le reti abbandonate e le lenze impigliate arrecano ferite mortali ai fondali.”
Davide sta cercando in tutti i modi di far passare il concetto di rispetto e tutela nei confronti del mare.
Le reti fantasma della Secca di Santo Stefano sono un vero problema!!!
Le sue segnalazioni e i suoi allarmi sono giunti sino a Roma, alla sede di Marevivo, che dal 1985 lavora per la tutela del mare e dell’ambiente, contro l’inquinamento e la pesca illegale, per lo studio della biodiversità, la promozione e valorizzazione delle aree marine protette, l’educazione nelle scuole e nelle università per lo sviluppo sostenibile e la sensibilizzazione del mare.
Massimiliano Falleri è il responsabile della divisione dei subacquei di Marevivo e da tempo organizza squadre composte da volontari che si occupano di rimuovere e recuperare le reti e gli arnesi da pesca abbandonati sott’acqua. Le reti fantasma costituiscono una delle minacce più grandi per gli animali marini. Si stima che, ogni anno, negli oceani ne finiscano 640mila tonnellate.
Venerdì 22 marzo: rimozione delle reti fantasma della Secca di Santo Stefano
Venerdì 22 marzo, un team di valorosi subacquei volontari, sollecitati dalla delegazione ligure di Marevivo, ha risposto al grido di allarme di Davide Mottola. Capitanati da Massimiliano Falleri e sotto la supervisione di Davide la squadra dei subacquei di Marevivo ha recuperato ben quattro reti che erano state abbandonate, negli anni, dai pescatori e che continuavano a svolgere il loro tremendo ruolo di cattura. Un’operazione non semplice, resa ancor più complicata dalle condizioni metereologiche che in questo periodo rendono la visibilità sott’acqua molto ridotta.
Partner di alto livello per la rimozione delle reti fantasma della Secca di Santo Stefano
A questa operazione ha preso parte anche un gruppo ristretto di Sommozzatori della Marina Militare del gruppo COMSUBIN Comando subacquei e incursori “Teseo Tesei”, che da qualche tempo collabora attivamente con la Fondazione Marevivo, offrendo supporto e know how.
Grazie alla loro competenza, all’incredibile capacità di Davide Mottola di destreggiarsi in un ambiente reso difficile dalla scarsa visibilità e grazie alla tenacia dei subacquei volontari un tratto di questa meraviglia sommersa è stato ripulito e tutelato.
Anche le istituzioni locali hanno partecipato attivamente a questo progetto, prodigandosi per smistare e smaltire le reti recuperate.
Remo Ferretti è l’assessore all’ambiente del Comune di Santo Stefano al Mare con la passione per la subacquea e, da sempre, molto attivo in tema di campagne di raccolta reti abbandonate. “Non è la prima volta che la nostra amministrazione affronta il tema delle reti fantasma e del relativo recupero”, ci spiega Remo. “Abbiamo già partecipato ad altri interventi analoghi che sono stati eseguiti sempre in collaborazione con Nautilus Technical Diving Center e con AMAIE Servizi che si occupa dello smaltimento dei rifiuti. Sono lieto che Marevivo abbia deciso di intervenire sulla secca perché la nostra amministrazione, e in particolare il nostro assessorato, in questi quattro anni ha investito molto nella tutela del mare.”
Il Comune di Santo Stefano al Mare ha anche patrocinato l’iniziativa dimostrandosi disponibile a continuare a collaborare anche in futuro.
Abbiamo un sogno
C’è ancora davvero molto da fare, per proteggere questo incredibile tratto di mare. Purtroppo, altre reti abbandonate continuano a svolgere il loro inutile lavoro e molte lenze sono tutt’ora impigliate tra i rami delle maestose gorgonie. Il nostro compito è quello di segnalare costantemente queste situazioni che mettono a repentaglio la salute di questi meravigliosi hotspot subacquei.
Perché il sogno di Davide Mottola e di tutti noi che amiamo il mare è quello di creare, sulla Secca di Santo Stefano, un sito da sfruttare per ricerche e per visite guidate. È un sogno di uomini che con il mare hanno un rapporto di rispetto e non di rapacità predatoria.
I protagonisti del recupero delle reti fantasma della Secca di Santo Stefano
Hanno partecipato: Davide Mottola, Matteo Carli, Massimiliano Falleri, Enrico Ascani, Stefano Bruno, Gianluca Cireddu, Marco Alberti, Stefano Sibona, Niccolò Crespi, Andrea Farnesi, Roberto Bottini, Gianluca Jin Recita e Pietro Carzolio.
Per l’amministrazione di Santo Stefano hanno dato il loro prezioso contributo il sindaco Marcello Pallini e l’assessore all’ambiente con la passione della subacquea Remo Ferretti.
Per la Marina Militare ha partecipato una squadra di 12 sommozzatori coordinati dal Comandante Trevisan.