Il relitto del Marcella

Il relitto del Marcella ha assunto una posizione davvero spettacolare. La prua è verticale e rivolta verso l’alto, quasi volesse riemergere. La poppa, distrutta dalle esplosioni è adagiata sul fondale limaccioso.

La mattina del 20 ottobre 2021

Il tempo non lascia presagire granché. Nubi basse coprono le colline attorno a Chiavari e voltando lo sguardo verso il mare lo scenario non migliora.

Ma non possiamo non provarci perché i ragazzi che stanno arrivando da Milano ormai sono quasi qui. Devo preparare la mia borsa con l’attrezzatura e volare verso il diving center.

Anche perché avevo rischiato di dimenticarmi di questa immersione. Anzi me ne ero completamente dimenticato. In agenda avevo scritto ore 10 Marcella, senza specificare “dive Marcella”. E siccome una mia cliente si chiama Marcella, lunedì mattina, nell’atto di pianificare la mia settimana, ho pensato di avere un appuntamento con lei quel mercoledì 20 ottobre alle dieci. Poi un WhatsApp di Jin mi ha riportato alla realtà. Il Marcella è il relitto di Framura e lui mi aveva invitato per un’immersione qualche settimana fa.

Al diving center e sulla barca

Al mio arrivo a Lavagna, i ragazzi sono già lì. I ritmi, quella mattina, sono particolarmente lenti, in linea con il tempo cupo. Caffè con biscottini, gentilmente offerti dal MASSUB, il nostro diving center di appoggio. E nel frattempo iniziamo ad assemblare la nostra attrezzatura.

Saliamo in barca e già all’uscita dal porto di Lavagna ci rendiamo conto che il mare purtroppo non sarà un nostro alleato. Nella notte si è alzato il vento da sud e il moto ondoso inizia a far ballare la nostra imbarcazione che dovrà fare comunque molta strada.

Ciò nonostante decido di procedere, come da programma, ed iniziare una diretta Facebook sul nostro viaggio.

Il relitto del Marcella

Tra un’onda che ci fa sbattere è un’altra che ci bagna, finalmente riusciamo a superare Punta Manara. Ci rendiamo conto che le condizioni del mare sono leggermente migliori e in lontananza notiamo che il cielo si sta anche leggermente riaprendo. Alessandro, che sta guidando l’imbarcazione, riceve anche l’aggiornamento delle condizioni meteo marine. Scopriamo di avere una finestra di mare e di tempo semi discreto valida sino alle ore sedici.

Diamo gas ai motori, superiamo Punta Baffe, Moneglia e ci dirigiamo velocemente verso Framura, un comune sparso che fa già parte della provincia della Spezia. Qui davanti giace il relitto del Marcella.

La sua storia

Anche questa nave, come molte altre appartenenti alla flottiglia tedesca durante la sequenza Seconda Guerra Mondiale, in tempo di pace era nata come peschereccio d’altura.

Fu costruita a cavallo tra il 1933 ed il 1934 nei cantieri della Normandia di Saint Nazaire e nasceva per essere utilizzata per la pesca del merluzzo nell’Oceano Atlantico. A seguito dell’invasione della Francia tuttavia anche questa nave venne interamente convertita da uso civile a nave da guerra.

Nei primi giorni di gennaio del 1943 il suo lungo scafo di sessantasei metri fu attrezzato e trasformato. Furono creati i nuovi spazi per costruirvi gli alloggi dell’equipaggio in quanto dopo la trasformazione ben ottanta persone sarebbero salite a bordo. Fu revisionato il motore e inoltre la nave doveva essere armata. Con il passare del tempo, giorno dopo giorno, la barca perse il suo aspetto di peschereccio per assumere quello ben più aggressivo di cacciasommergibili.

Il relitto del Marcella

Ultimati i lavori nel cantiere navale l’aspetto del peschereccio fu completamente modificato. Dove prima si lavorava il pescato ora risiedono armi, proiettili e bombe di profondità. Tutte allineate e pronte all’uso. Il nuovo cacciasommergibili era inoltre munito degli strumenti di ricerca e di ascolto più sofisticati che al momento potevano essere prodotti dalla tecnologia tedesca.

Questa nave assunse un’importanza rilevante nella storia della Marina Militare Tedesca e la sua nuova destinazione a cacciasommergibili portò lustro e gloria al suo comandante, il Tenente Otto Pollmann.

Nacque l’UJ2210 che si fregiò di importanti affondamenti e venne utilizzata in tutto lo specchio del Mar Tirreno. Dai porti francesi a quelli liguri. Da quelli dell’arcipelago toscano sino alla Campania, alla Sicilia, alla Sardegna ed anche in prossimità delle coste africane. 

All’allarme sommergibile l’UJ2210 rispondeva con delle precise bombe di profondità che affondavano rapidamente i nemici. 

Il suo affondamento

La sera del 27 maggio del 1944, l’UJ 2 10 era di servizio scorta ad un convoglio, costituito da diverse imbarcazioni, che da Genova doveva andare alla Spezia.

Durante la navigazione, un rimorchiatore del convoglio rallentò il suo traino. Intervenne così l’UJ 2210 e lo agganciò al traino. A causa di ciò il caccia sommergibili non aveva più la libertà di manovra né la rapidità di reazione a lui necessari.

Il relitto del Marcella

Alle 03:40 del 28 maggio del 1944 questo imprevisto si rivelerà fatale. Sarà colpito da un siluro lanciato dalla motosilurante MTB 419 che attaccò il convoglio tedesco. L’ex peschereccio Marcella si spezzò in due, dopo una forte deflagrazione. Otto marinai perirono nel suo affondamento.

Oggi il Marcella giace di fronte a Framura, in una posizione alquanto particolare e spettacolare. Lo spezzone di prua, lungo circa venticinque metri, è infatti quasi verticale ed è appoggiato al resto della nave che è coricata sul fianco sinistro. La poppa giace sul fondale sabbioso a circa 68 m di profondità mentre la prua arriva a circa 42 m. 

L’immersione

È scoccato da poco il mezzogiorno e noi siamo sul punto dell’immersione. Avevamo indossato le mute stagne all’uscita del porto di Lavagna per evitare di bagnarci a causa del mare agitato. Non ci resta che indossare le attrezzature, con il bi bombola e le bombole del compressive, e tuffarci in acqua. Scendiamo in due gruppi: Zar e Jin davanti ed io, Cristian e Mattia dietro.

La discesa è abbastanza veloce e, dopo aver superato una zona di scarsa visibilità intorno ai trenta metri di profondità, all”improvviso iniziamo a vedere il taglio della prua del relitto del Marcella che punta dritto verso di noi. L’effetto è davvero impressionante siamo a quarantacinque metri di profondità e abbiamo raggiunto la prua della nave.

Il relitto del Marcella

Sporgendoci intravediamo la fiancata che scende sino sino al fondo. Iniziamo a scendere sempre più in basso, è impressionante visitare una nave che ha assunto questa posizione. È spezzata in due tronconi, la parte di prua punta verso l’alto quasi volesse tornare in superficie. La poppa invece e completamente distrutta dalle esplosioni e giace adagiata su un fondo fangoso.

Purtroppo la fanghiglia è causa di scarsa visibilità e non riusciamo ad ammirare pienamente il cannone, comunque ancora visibile e ricoperto da concrezioni e bivalvi taglienti.

Alzo la testa verso l’alto per apprezzare il panorama che ho sopra di me: nuvole di pesci circondano le strutture dello scafo e della prua. La vita marina che sto ammirando in controluce è fatta di centinaia di pesci che si muovono all’unisono, da una parte all’altra delle murate, con un movimento fluttuante e continuo.

Seguiamo la direzione dello scafo verso la poppa ed incontriamo il fumaiolo. Siamo tra lamiere contorte e tra nuvole di nebbia assoluta perché l’estremità della poppa pare davvero sprofondare nel limo impalpabile.

Il relitto del Marcella

A poppa scorgo qualche gorgoglia del tipo Leptogorgia sarmentosa, tipica dei fondali sedimentosi. I suoi ventagli scheletrici ondeggiano nella corrente.

Ritorniamo verso la zona della deflagrazione e iniziamo a risalire verso la verso la prua, seguendo i ponti, in modo da poter ammirare le varie parti rimaste sane della nave. Ritornati sulla prua prestiamo attenzione alle ancore ancora bloccate al loro posto, negli occhi di cubia.

È il momento delle riprese scenografiche di questa prua rivolta in modo innaturale verso l’alto.

La risalita

Abbiamo pianificato di rimanere sul fondo per 25 minuti e sono passati, purtroppo, molto velocemente. È il momento di iniziare la risalita dal relitto del Marcella. Ci scambiamo i segnali ed iniziamo lentamente a ritornare verso la superficie.

Ci attendono più di 50 minuti prima di risalire in barca e rivedere la luce.

I protagonisti

Marco Colciago detto Zar

Gianluca Jin Recita

Cristian Marcon

Mattia Marano

Alessandro Boschi

Stefano Sibona

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