Mares Horizon

Mares Horizon: un modo rivoluzionario per andare sott’acqua. Le mie sensazioni dopo il Try Horizon, la mia prova con l’Horizon sulle spalle. Perfetta semplicità, sollievo dal rumore. Immersa nel silenzio ero solo un’osservatrice.

Maggio 2022, Isola delle Femmine (Pa)

È finalmente arrivato per me e le mie carissime buddies Silvia, Rosalba, Francesca, Mariateresa e Martina, il momento tanto atteso del “TRY HORIZON”, presso Diving Center Saracen insieme al nostro istruttore Tony.

Siamo pronte per provare il Mares Horizon SCR e ci attendiamo più che una prova. Di poter vivere una meravigliosa esperienza, capace di stravolgere il nostro modo di immergersi!

Una esaustiva lezione teorica

La prova inizia con una interessantissima ed esaustiva lezione teorica. Tony ci descrive con grande maestria (e tanta pazienza…!) i diversi componenti del Mares Horizon e ci spiega chiaramente la funzione di ciascuno di loro. 

Dopo più di due ore di chiacchierate molto proficue, abbiamo una visione più globale di quest’attrezzatura nonché delle sue grandi potenzialità.

Le mie prime riflessioni

In realtà, da quando, qualche mese fa, ho iniziato ad interessarmi al circuito semi-chiuso HORIZON, sono stata subito attratta dalla sua versatilità, poiché è molto intuitivo ed adatto ad ogni tipo di subacqueo, ricreativo o tecnico. 

A parere mio, il MARES HORIZON è innanzitutto adatto a noi, donne: 12 kg contro i 40 kg di un bi-bombola… non è poco!

Una differenza non trascurabile per la schiena delle subacquee anche quelle più allenate!

Infatti, essendo molto leggero nonché compatto, si può portare ovunque senza grandi sforzi.

Horizon secondo me

Prima di avviarmi verso nel vivo dell’argomento di oggi, vorrei precisare che tralascerò aspetti troppo tecnici in relazione alla progettazione e al funzionamento dell’HORIZON (pur non rimanendo superficiale…!)  al fine di concentrarmi su questa emozionante esperienza vissuta nella nostra bellissima palestra naturale di Isola delle Femmine, a qualche passo con i calzari dal Diving Center Saracen, soffermandomi sulle nostre sensazioni di subacquee “senza bolle”! 

Promettendo semplicità, in modo che l’utilizzatore possa concentrarsi su tutt’altro, il rebreather Mares Horizon si presenta come uno “zainetto” rigido al quale si aggiungono una o due bombole Nitrox in modalità sidemount, cioè sui lati.

Mares Horizon

Attraente e ben rifinito, la prima cosa che sorprende, e che lo differenzia dagli altri rebreathers, è sicuramente il suo peso!

Chi è abituato ai rebreathers CCR o si è già avvicinato ad essi sa che sono attrezzature piuttosto pesanti e non necessariamente facili da maneggiare, ovvero che richiedono una notevole preparazione sia tecnica che teorica. 

Qui è tutto il contrario! Nel senso che, tutti gli inconvenienti dei CCR sembrano scomparire!

Horizon si compone di…

L’HORIZON si compone di un’imbracatura e di un’unità che contiene tutta la parte elettronica, i sensori di O² e due canister. Nei quali si inserisce un materiale fissante c.d.” scrubber” (Sofnolime 797) la cui funzione è rimuovere l’anidride carbonica dal gas espirato. 

Mares Horizon

A questo, si dovrà semplicemente aggiungere una bombola da 7l caricata con una miscela Nitrox con una FO² minima del 30%

Stante la sua leggerezza, l’aggiunta di una zavorra è essenziale per una corretta pesata. Tuttavia, on line si può trovare l’apposito schienalino di acciaio. Fabbricato artigianalmente che, essendo più pesante, consente di ridurre il peso in cintura.

Il rebreather Mares HORIZON è uno dei cosiddetti rebreathers semichiusi. In quanto ricicla parzialmente il gas inspirato, pertanto, l’iniezione regolare e costante di gas è necessaria.

Innanzitutto, occorre rammentare il concetto di “tasso metabolico” ossia la quantità di ossigeno consumata ogni minuto. Esso non risente i cambi di profondità ed è quindi costante.

Mentre in circuito aperto, il consumo di gas varia con la profondità (Legge di Boyle-Mariotte), in un SCR tale variazione non avviene. Si consuma costantemente una parte dell’O² iniettato e respiriamo, alcune volte, il nuovo gas prima di scaricarlo.

Mares Horizon
Un SCR ad alimentazione attiva

Il Mares Horizon è quindi un SCR ad alimentazione attiva con a portate del flusso variabili a seconda del gas di alimentazione e del tasso metabolico del suo utilizzatore.

Questo sistema consente, pertanto, di mantenere la frazione di O² desiderata nel loop di respirazione.

Il sistema iniettando costantemente Nitrox nel loop e i gas inerti non essendo metabolizzati. L’eventuale gas in eccesso verrà scaricato dalla valvola sovrapressione (Over-pressure Valve, OPV) con lo scopo di mantenere una pressione adeguata all’interno del loop.

Importante è precisare che, anche se le bolle vengono periodicamente emesse dall’unità, la loro entità rimane trascurabile. Esse fuggono dalla schiena, si possono sentire, ma non si possono vedere dall’utilizzatore.

Senza sminuire il merito di coloro che hanno sviluppato il Mares Horizon SCR si può asserire che la gestione dell’immersione con il rebreather Horizon è del tutto simile a quella con una bombola classica in circuito aperto. Anzi, sono riusciti a rendere intelligibile e fruibile una tecnologia all’avanguardia (rEvo), riservata fino ad oggi ad un’utenza di nicchia.

In realtà, a prescindere dell’apprendimento di una nuova attrezzatura, al pari di un nuovo computer, il principio del SCR HORIZON non è ben più complesso da capire rispetto all’immersione con Nitrox!

Alla luce di tutto ciò, sembra pacifico che non sia necessario essere un grande esperto al fine di capirne il giusto funzionamento. 

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Un po’ di storia

Il primo vero rebreather fu progettato, sviluppato e brevettato in Inghilterra da Henry Albert Fleuss nel 1878.

All’epoca tale attrezzatura veniva usata da subacquei professionali. Ai fini di salvataggio e operazioni militari di sabotaggio e antisabotaggio svolte durante la Seconda guerra mondiale.

Al riguardo possiamo citare interventi avvenuti nel 1880, quali l’esplosione nella miniera di carbone di Seaham o l’allagamento del tunnel del Severn.

Durante gli anni 50 diversi modelli SCR fecero il loro ingresso sul mercato. E i primi SCR “ricreativi” apparvero alla fine di questo decennio: il Dolphin di Drager, l’Azimuth o ancora l’Hollis Explorer.

Funzione principale del sistema SCR

Il concetto è basato sul principio secondo il quale i nostri polmoni utilizzano solo una frazione dell’ossigeno che ispiriamo ad ogni atto respiratorio. 

Infatti, il nostro corpo consuma soltanto il 4% dell’ossigeno presente nell’aria ispirata. Quindi ogni atto respiratorio consente di accumulare una quantità di O² necessaria a diversi atti respiratori successivi prima di dovere eliminare l’anidride carbonica accumulata nel sacco polmone del nostro Reb.

Pertanto, la funzione principale dello stesso è riciclare il CO² espirato (nel sacco polmone di espirazione), attraverso il c.d.“sistema fissante”. Al fine di proseguire il suo percorso verso il sacco polmone di inspirazione, privo di CO², evitando in questo modo ogni sintomo di ipercapnia.

Nello stesso tempo aggiungendo in modo costante una piccola quantità di un gas ricco in O² (minimo.5l/min) nel “circuito respiratorio”, viene consentito ripetere, più volte, l’atto respiratorio. Con il solo gas presente nel sacco polmone di inspirazione.

Vantaggi dell’Horizon

Oltre ad un peso contenuto, la semplicità di utilizzo raffigura il secondo punto di forza dell’Horizon. 

Il sistema elettronico progettato con l’ausilio di tecnologia rEvo, lo rende senza dubbio un’attrezzatura di supporto vitale per l’utilizzatore. Fornendogli informazioni chiare e importanti in relazione a tutte le sue funzionalità.

Dal montaggio dell’unità al momento in cui ci si immerge, ogni step viene assecondato grazie ai diversi “check” che il controller, collegato ad esso, impone all’utilizzatore. Impedendo l’avviamento del sistema finché tutti controlli non siano stati svolti correttamente.

Mares Horizon

Il computer è di facile lettura e molto intuitivo. Fissato sul boccaglio, proprio davanti agli occhi, vi è un HUD (indicatore visivo) per comunicare il corretto funzionamento dell’unità mediante una luce verde. Se la luce diventa rossa, si può intervenire immediatamente, passando in modalità “Bailout” ovvero in circuito aperto. Il computer continuerà a fornire i parametri di immersione e si adatterà anche al gas respirato.

Mares Horizon

Questo passaggio da circuito chiuso a circuito aperto, cioè usando direttamente la bombola di soccorso, si effettua facilmente con un dispositivo posto sul boccaglio, proprio davanti al naso e chiamato valvola di bailout (BOV)

Rassicurante, vero?

Mares Horizon

Il design dell’SCR HORIZON garantisce un assetto ideale: lo schienale ergonomico e morbido, il supporto lombare e le cinghie di imbracatura imbottiti sono molto comodi!

L’aria calda che esce dai contro polmoni e la migliore posizione di immersione rendono la respirazione naturale e senza sforzo!

Mares Horizon

Il mio Try Horizon

Ebbene, inoltre a questi vantaggi pratici ve ne sono altri sicuramente più soggettivi che sono emersi proprio durante la prova in acqua. Ovviamente, dipende dalle proprie aspettative subacquee.

Per quanto ci riguarda, appena entrate in acqua, siamo rimaste gradevolmente sorprese dalla gestione dell’assetto, anche a pochi metri di profondità. Ci siamo tutte abituate abbastanza rapidamente alla sorprendente sensazione: non poter usare i polmoni per giocare con il galleggiamento in acqua.

Mares Horizon

Da un punto di vista fisiologico, il fatto che il gas ispirato sia umido e caldo è molto piacevole ma previene soprattutto dal raffreddamento eccessivo del corpo nonché dalla disidratazione.

Dall’uso del Nitrox, più ricco di ossigeno, abbinato al riciclo del gas espirato grazie all’unità SCR, risulterà una produzione minore di gas inerte allungando così da 3 a 8 volte i tempi di immersione. 

La frazione dell’O² presente nella micella inspirata può essere modificata durante l’immersione utilizzando il computer al fine di prolungare il tempo di fondo o diminuire il tempo di decompressione. Lo stesso avviserà subito l’utilizzatore subacqueo se la miscela selezionata dovesse risultare inadeguata.

Pertanto, più sicurezza, tempi più lunghi di immersione, meno bolle: gli appassionati di subacquea possono senza dubbio sperimentare immersioni come mai prima d’ora!

Libertà e silenzio

Trovare la giusta posizione in acqua ci è venuto naturale e abbiamo avvertito un condiviso senso di grande libertà… È stata una grande emozione potersi avvicinare ai banchi di salpe, ad una civetta e tanti altri pesciolini, osservandoli senza farli fuggire.

Una panacea per i fotografi subacquei.

La consapevolezza di essere in grado di limitare un eventuale disagio legato alla nostra presenza nei confronti della fauna e dalla flora marine ci ha consentito di goderci meglio e più serenamente il tempo trascorso sott’acqua.

Mares Horizon

Indubbiamente, studiando e imparando modi alternativi di praticare la subacquea, si migliora la padronanza delle tecniche nonché le proprie conoscenze scientifiche legate ad essa. Si incrementa, inoltre la consapevolezza delle situazioni in cui si troviamo, aumentando così la nostra sicurezza in acqua.

Grazie a l’opportunità del “TRY HORIZON” ci si è aperto un mondo, quello del silenzio, in cui siamo state avvolte da una sensazione meravigliosa di libertà e sintonia con l’ambiente.

Mares Horizon

Il tempo, inconsuetamente lungo, trascorso in acqua, in modo sicuro ma soprattutto nel pieno rispetto dei suoi abitanti, potrà sicuramente consentire lo svolgimento di molte attività: la fotografia subacquea, lo studio degli ecosistemi, contribuendo, nel contempo alla tutela del mare anche attraverso interventi di raccolta di “marine litters” ai quali siamo molto sensibile.


Sono convinta che si stiano aprendo nuovi “orizzonti’ per la subacquea femminile ma non solo! E noi, che rappresentiamo, l’altra faccia della subacquea, quella non professionale ma non di meno appassionate e coinvolte in ciò che succede sott’acqua, siamo pronte a intraprendere questo nuovo viaggio carico di progetti bellissimi per il nostro mare e la nostra più grande felicità.

Mares Horizon

Se qualcuno avesse detto, all’epoca, alla ragazzina di 14 anni che si immergeva nelle calette nei pressi di Marseille e dell’Isola del Frioul, senza GAV e con tabelle di decompressione di carta plastificata agganciate all’imbrago della bombola: ” tra 30 anni ti immergerai con una macchina che non fa bolle”… non ci avrei mai creduto!

Credo i nostri sguardi parlino da soli e non ci sia più nulla da aggiungere sennò……
a presto per nuove avventure senza bolle!

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