La subacquea è anche femmina

La subacquea è anche femmina è il titolo tradotto per esigenze SEO. Altrimenti sarebbe stato “La subacquea è anche fimmina”, un modo di dire attualmente in vigore in Sicilia e non solo. Leggiamo perché…

Bologna, sabato 2 Aprile, si aprono finalmente le porte dell’EudiShow 2022!

Ore 09:00: sono già di fronte all’ingresso del padiglione. Nel mio taccuino ho segnato tutti i workshop ai quali vorrei partecipare. Una volta superati i dovuti controlli di sicurezza, inizia una vera corsa contro il tempo. Ci sono tanti stands da vedere e tanti amici da (ri)abbracciare. Non intendo perdermi nulla!

Ore 14:00: senza nemmeno aver avuto il tempo di pranzare (di sicuro, non sono stata l’unica!) mi reco sul palco dell’Università della fotografia per assistere all’intervento della fotografa e subacquea Virginia Salzedo.

La subacquea è anche femmina
La fotografia subacquea al femminile

Sono subito colpita dal profondo e sincero entusiasmo con il quale Virginia descrive la sua visione della fotografia subacquea, ma non solo.

Sul palco sono presenti 3 delle sue modelleElisa Costantini, giovanissima istruttrice subacquea del Salento, Sanda Delija, campionessa di apnea e Lucrezia De Mari, atleta di nuoto sincronizzato.

Mi diletto ad ascoltare gli interventi di queste tre giovani donne subacquee. Quanta maturità nei loro ragionamenti, quanta determinazione nei loro progetti e soprattutto quanta empatia tra di loro!

Un’empatia a 4 voci che nasce dalla passione per il mare e dalla profonda volontà di realizzarsi secondo le proprie aspettative e convinzioni.

Dalle loro parole emerge un’umile consapevolezza. Non esistono limiti quando si ama quello che si fa. E chiacchierando con Virginia ed Elisa concordiamo che non ci sono differenze di genere che precludano l’esplorazione degli abissi alle donne, sia per diletto che per professione. La subacquea è femmina!

Con impegno costante e volontà incessante di migliorare, siamo tutte e tutti in grado di conseguire le competenze. Nonché le capacità fisiche e mentali per praticare ogni tipologia di attività subacquee ricreative, tecniche o artistiche.

Le donne e la subacquea

Questo è il momento preciso in cui nasce in me, avida subacquea, la necessità di condividere una mia riflessione su una tematica già affrontata, ma ancora oggi di assoluta attualità: le donne e la subacquea.

Verso una parità di genere?

Lungi dall’essere solo una tendenza, la diffusione dello sport è indiscutibile, ed è certamente legata anche ai cambiamenti della società.

Tuttavia, se i cambiamenti sono stati notevoli (meno di 50 anni fa il tasso di partecipazione delle donne era intorno al 22%) il concetto di “giusta parità di genere” insieme ad una “vera e sana uguaglianza” non sembra del tutto chiaro in certi ambiti, ancora considerati, a torto, tipicamente maschili.

Il concetto di parità di genere è un dato giuridico, ed oggi anche di fatto, che nasce dalla volontà diretta delle donne in ogni contesto sociale, sportivo o politico. Ma la subacquea è anche femmina?

Purtroppo, ancora nel 2022, constatiamo nella pratica subacquea la sussistenza di stereotipi. Poiché la figura del subacqueo militare, grande e robusto, è stata a lungo associata a questo sport, considerato difficile, faticoso e quindi riservato agli uomini.

Per fortuna negli ultimi decenni le menti si sono notevolmente aperte: si è osservato un incremento della presenza femminile del 3% dal 2013 (PADI), anche se nelle immersioni tecniche le donne sono ancora troppo poco rappresentate.

Le statistiche indicano che più della metà degli esseri umani sulla terra sono donne ma nella comunità subacquea solo presenti soltanto nella misura del 30% (fonti PADI)! 

La subacquea è incontestabilmente un’attività sempre più popolare, soprattutto tra le donne. Ma la percentuale ancora ridotta di subacquee rimane legata ad ostacoli epistemologici sintomatici della società attuale e a pregiudizi scaduti già da tempo! 

Superare gli ostacoli della società

La presenza delle donne in un gruppo di subacquei è importante. Il loro ruolo anche in questo contesto è imprescindibile al fine di arricchire l’universo accattivante che ci affascina e ci unisce.

A ben pensarci, la cosiddetta “quota rosa”, appellativo con il quale scherziamo spesso volentieri quando ci ritroviamo in notevole minoranza sul gommone, risulta comunque, un po’ riduttiva. Per qualificare le subacquee di oggi, per rendere la subacquea anche femmina!

Infatti, il concetto di “quota-genere” mira a garantire una presenza equilibrata di uomini e donne, in un dato ambito. Mediante “un’azione positiva” che tende ad agevolare minoranze o gruppi svantaggiati. Ovvero soggetti che subiscono un’effettiva discriminazione”.

Per noi subacquee ricreative o tecniche il nostro percorso è il frutto di una scelta personale e consapevole. Siamo animate dallo stesso impeto e, così come tutti….., partecipiamo ai corsi, alle prove pratiche e teoriche. Montiamo, portiamo, sciacquiamo e smontiamo l’attrezzatura. Camminiamo con decine di chili sulla schiena, lanciamo pedagni, switchiamo i gas, affrontiamo il vento, il freddo e il caldo. 

Insomma, saremo anche in minoranza ma di sicuro non veniamo agevolate e svolgiamo la nostra parte di lavoro al pari dei nostri buddy maschi! Ecco perché la subacquea è anche femmina!

Eppure, vi sono ancora alcuni preconcetti che tendono ad ostacolare la partecipazione delle donne alle attività subacquee. Sia amatoriali sia agonistici che tecnici.

La subacquea è anche femmina

Proviamo ad esaminarle e a dar loro la giusta rilevanza.

Fattori fisiologici

Alla stregua di ogni altra attività sportiva, e nonostante la subacquea sia uno sport sicuro, esistono potenziali rischi legati alla respirazione di gas compressi in profondità. Dai quali possono derivare varie patologie, come ad esempio la malattia da decompressione. 

Si è a lungo pensato che la stessa potesse inficiare più le donne che gli uomini.

La MDD è causata dalla comparsa nel corpo di bolle d’azoto, che si formano quando non si seguono le giuste procedure di decompressione. Oppure in presenza di fattori peculiari per ciascun individuo (stress, fatica, scarsa preparazione fisica, ecc.). 

Date le differenze fisiologiche tra uomini e donne, è stato ipotizzato che questi fenomeni complessi variassero a seconda del sesso del subacqueo.

Diversi studi[1] hanno tentato di mostrare l’influenza dell’appartenenza ad un genere piuttosto che ad un altro sulla malattia da decompressione. Ma i loro esiti risultavano contrastanti.

Donne e MDD

Nel 2005, uno studio elaborato da una giovane dottoressa francese (“La sécurité chez la femme en plongée sous-marine: Etude prospective par la détection des bulles circulantes et l’évaluation des apports nutritionnels”, 2006), è finalmente riuscito a rilevare, con l’ausilio della tecnica Doppler, che le donne tendono a produrre meno bolle degli uomini in condizioni identiche, e dunque sono meno soggette a MDD rispetto agli uomini.

Si è osservato che le donne producono il 32% di bolle contro il 55,5 % prodotte dagli uomini. Questa differenza potrebbe essere spiegata innanzitutto da fattori ormonali. 

Donne ed alimentazione

Durante le sedute di valutazione è stata anche analizzata l’alimentazione delle donne subacquee, al fine di indagare la possibile influenza della dieta sulla formazione delle bolle d’azoto. Ebbene sembra che una dieta molto ricca di verdure sia un fattore in grado di aumentare tale fenomeno, mentre un’assunzione eccessiva di latticini potrebbe ridurlo. 

Inoltre, quando è ingerito in piccole quantità, il cioccolato aiuta ad energizzare il corpo durante l’esercizio fisico. Esso contribuisce anche all’attivazione dell’ossido nitrico (NOS) e degli antiossidanti che aiutano a mantenere la salute del cuore per i subacquei riducendo le tensioni fisiologiche associate alla malattia da decompressione (MDD)[2].

In poche parole, mangiare cioccolato FONDENTE (almeno 75% di cacao..) prima dell’immersione fa bene!

Dunque, le MDD non devono preoccupare di più le donne rispetto agli uomini, ma essenzialmente far riflettere tutti sul corretto rispetto delle regole per una sicura decompressione.

La subacquea è anche femmina
La gravidanza

Resta inteso che è unanimemente considerata controindicazione (seppur solo temporanea) la gravidanza[3], poiché la placenta effettua lo scambio di gas al posto del filtro polmonare, lasciando passare più facilmente le bolle. Dato che il feto presenta naturalmente alcune specificità come il Forame Ovale Pervio, gli incidenti sistemici sono teoricamente possibili. 

Gli ostetrici raccomandano di evitare durante il primo mese post-partum il nuoto e le immersioni. Ed è preferibile riprendere le attività sportive dopo la visita post-natale (entro otto settimane dal parto)[4].  

Infine, riguardo all’allattamento al seno e le immersioni, varie testimonianze indicano che esso sia compatibile con le immersioni subacquee quando esso è già ben stabilizzato (da almeno sei settimane). 

Orbene, escluso l’argomento fisiologico, occorre affrontare con un po’ di ironia i vari pregiudizi che riducono ancora troppo per le donne l’opportunità di abbracciare il mondo della subacquea.

La subacquea è anche femmina

Un’attività estrema che richiede tempo

Oggigiorno, le donne sono presenti in tantissimi sport estremi: le loro caratteristiche e capacità specifiche sono spesso un vantaggio per l’evoluzione di molte attività che non richiedano più solo forza ma anche agilità, flessibilità, intelligenza, … che le donne hanno, tanto quanto gli uomini.

Nonostante il fenomeno di notevole apertura mentale sulla nostra capacità di adattamento, occorre ancora lavorare per migliorare l’integrazione in generale e l’interazione tra uomini e donne. Sarebbe deplorevole che alcuni preconcetti limitassero la libertà di alcune di approcciare il campo che le attrae di più (sia esso amatoriale, agonistico o tecnico).

Di fatto, praticare la subacquea, permette di liberare completamente la mente concentrandosi unicamente sulle sensazioni visive e cinestetiche. Durante un’immersione facciamo funzionare il corpo e la mente senza nemmeno rendercene conto, ci connettiamo con il nostro io interiore. Nessuno mi potrà contraddire sul fatto che si creino legami sociali: la subacquea è un ottimo modo per creare amicizie forti. E questo vale per entrambi i sessi.

Vero è che la subacquea è un’attività che richiede tempo, che spesso ci sfugge tra impegni lavorativi e familiari (avvertiti in modo più pressante dalle donne che dagli uomini).

Come me probabilmente conoscete diverse donne che hanno smesso di immergersi quando, per esempio, sono nati i loro figli; la ripresa non è semplice e rimane per tante di noi solo la nostalgia del piacere delle immersioni passate.

E invece si può approfittare di questa passione per praticarla insieme ai propri familiari al fine di rinforzare il legame affettivo con un’attività proficua per il corpo e la mente.

L’attrezzatura

Anche i produttori di attrezzatura subacquea hanno capito che le donne sono sempre più interessate alla subacquea e di conseguenza “fanno surf” sull’onda dell’eleganza, proponendo finalmente attrezzature specifiche adattate alla morfologia femminile. Anche in questo caso la subacquea è femmina.

La forza fisica

E’ vero che le bombole sono pesanti e l’attrezzatura un po’ ingombrante, ma sarebbe sbagliato pensare che questo sia un ostacolo per le donne così come sarebbe sbagliato pensare che tutti gli uomini che si tuffano siano forti e in perfetta forma fisica…..!

Non molto tempo fa ho avuto la fortuna di incontrare Sandrine. Pesantemente ferita alla schiena, le è stato proibito di sollevare qualsiasi cosa. Eppure, si immerge nei mari di tutto il mondo, nei passaggi e nei punti più improbabili. Non esita a chiedere alla guida del centro che frequenta di adattare la sua entrata in acqua e si attrezza sempre in acqua per evitare carichi sulla schiena.

Penso anche alla mia amica Marielle che, malgrado diversi trascorsi di salute che hanno danneggiato la sua colonna vertebrale, è una fantastica ed instancabile Sidemounter.

La subacquea è anche femmina

Tenete a mente che per la maggior parte del tempo è il personale del Diving che avvicina l’attrezzatura al punto di immersione e che la subacquea si pratica sempre con un compagno/a. 

Quindi è sempre possibile chiedere aiuto per mettere, ad esempio, la bombola sulla schiena. 

L’argomento dell’eventuale mancanza di forza fisica potrebbe avere maggior rilevanza nell’ambito della subacquea tecnica, in cui l’attrezzatura si basa sul principio della ridondanza. Ma anche in questo caso, l’allenamento e la tenacia smentiscono i pettegolezzi!

Esempi che la subacquea è anche femmina

Chi meglio delle fantastiche collaboratrici, ambasciatrici e co-founder dSCUBALANDIA?

Martina Campagnolo, istruttrice XR SSI, Caterina De Seta, istruttrice Gue, Sheila Rinaldi, subacquea Gue e Giulia Furfarobiologa, per parlare delle donne e la subacquea.

Attraverso i loro racconti viene fuori una grande determinazione nonché una percezione molto accurata del mondo nel quale evolvono: concordano sul fatto che sussistono ancora dei preconcetti riguardo alle donne, soprattutto se giovani, per una parte dei subacquei.

Se dieci anni fa, in tale ambito, si poteva contare la presenza delle donne sulle dita di una mano, oggigiorno l’attività è molto più diffusa.

Anche i più scettici si ricredono molto velocemente appena le vedono all’opera in acqua (e anche fuori), quando percepiscono la loro preparazione e la loro professionalità. Oggi la subacquea è anche femmina!

La subacquea è anche femmina

Di certo, è più probabile che un uomo riesca con maggior facilità, rispetto ad una donna, a sollevare un bibo. Ma questo non preclude in nessun modo la possibilità di riuscirci anche noi, e da sole! Facciamo volentieri questo piccolo sforzo in più mediante un allenamento mirato per compensare questa piccola “mancanza naturale”. Al fine di trovarci a pari livello ed essere completamente autonome.

La subacquea è anche femmina
Le buone maniere e la giusta cortesia

Non c’è dubbio che le donne abbiano abbastanza muscoli e materia grigia per cavarsela da sole in ogni situazione! Tuttavia, tale indipendenza, a volte, ha fatto smarrire la cortesia dei nostri accompagnatori.

È un gran peccato perché una donna, anche subacquea, apprezza sempre le buone maniere!!

Senza cadere neppure nell’infantilizzazione del nostro genere, sarebbe opportuno e proficuo per tutti trovare un giusto compromesso, a seconda delle situazioni che si presentano. Usare il buon senso è un ottimo modo per fare un passo avanti nella società civile: essere cortesi e benevoli è un atteggiamento reciproco che fa bene a tutti, è gratuito e non è assolutamente sessista! 

Solo dall’equo confronto e dall’accettazione della complementarità tra donne e uomini si apriranno nuovi orizzonti, per tutti, anche nella subacquea.

Il comportamento: la prudenza, la gestione dello stress, l’emotività

Il compito specifico della prudenza è soprattutto quello di prefigurare il percorso adeguato a raggiungere uno scopo. Essa non stabilisce il fine ultimo, ma predispone i mezzi per raggiungerlo nel modo più sicuro e scevro da rischi.

Da qui l’importanza fondamentale della prudenza nella subacquea. Al fine di saper discernere e poter prendere tempestivamente in maniera corretta decisioni importanti per la propria incolumità e quella altrui. 

Le donne hanno tendenzialmente comportamenti più prudenti

Ad esempio, in tema di sicurezza stradale, lo scenario che emerge da una indagine condotta dal Centro Studi Continental. Sulla base delle statistiche sugli incidenti stradali nel 2016 è che le donne sono decisamente più prudenti alla guida di un’autovettura rispetto agli uomini. Solo un quarto degli incidenti stradali (26,6%) è causato dalle donne perché attuano una serie di comportamenti più rispettosi delle regole.

Ed ancora, alcuni studi[5] hanno dimostrato una differenza di genere nella gestione dello stress, della memoria contestuale e delle reti emotive. I complessi meccanismi di adattamento allo stress, infatti, sono generati principalmente dal cervello e possono essere affrontati da un punto di vista neurochimico o anatomico-funzionale.

Nelle donne esistono importanti attivazioni del sistema emozionale, delle aree di rilevamento sensoriale e della corteccia cingolata, che giocano un ruolo fondamentale nell’anticipazione delle intenzioni e azioni altrui, permettendo di conseguenza al soggetto di prendere decisioni vantaggiose in un dato contesto sociale.

Negli uomini invece, esistono maggiori attivazioni nella corteccia prefrontale, zona responsabile della pianificazione dei comportamenti cognitivi complessi, nell’espressione della personalità e nella presa delle decisioni.

Le interpretazioni etologiche di questo studio hanno evidenziato delle divergenze di genere nell’approccio allo stress ovvero “combatti o scapa” per gli uomini e “rifletti o cura” per le donne.

Tutti tali aspetti sono imprescindibili e parimenti importanti in un’immersione. Pertanto, un gruppo misto, composto da uomini e donne, può solo arricchire l’esperienza subacquee di tutti i partecipanti.

La subacquea è anche femmina

E allora siamo tutti uguali?

I principi fondamentali legati ai diritti umani sanciscono che ogni essere umano usufruisce degli stessi diritti e di pari dignità. 

Di fatto, la nostra Costituzione (1948) ha riaffermato con forza l’uguaglianza tra gli esseri umani. Non solo formale, ma anche sostanziale, riconoscendola come uno dei principi che riguardano la vita di tutti, senza distinzione di genere.

Tuttavia, l’etica democratica e l’umanismo, fonti primarie dei principi universali dell’uomo, non significano che siamo tutti uguali in valore o in fatti. Ognuno ha i propri pregi ma anche le proprie debolezze.

La consapevolezza delle differenze strutturali, cognitive, fisiche, o di qualsiasi altro genere, tra uomini e donne, non deve mai limitare la libertà di scegliere il proprio lavoro o di praticare una data attività. Inclusa quella dove la subacquea è anche femmina.

Rispetto ed uguaglianza

Con il tempo, abbiamo appreso che l’idea di uguaglianza implica il rispetto della pluralità dei valori, delle aspettative e dei desideri che rendono ricca la vita in società[6] nel rispetto, ovviamente, dell’etica e dei valori umanistici della nostra epoca. 

Invero, sul piano della vita sociale e in campo morale il principio di uguaglianza si afferma senza eccessiva difficoltà rispetto a chi è ritenuto simile a sé; eppure, per quanto il sentimento di essere parte di una singola umanità possa essere forte, non basta.

Purtroppo, dietro il velo della nostalgia di una società patriarcale, si trova spesso il tema, molto discusso, del riconoscimento dei diritti. 

La subacquea è anche femmina
Le barriere invisibili

Una recente analisi svolta dall’ UNDP (United Nations Development Program) suggerisce che sussistono delle “barriere invisibili” che ostacolano i vari aspetti della vita delle donne, specialmente in casa. 

Nonostante i progressi fatti nella riduzione delle disuguaglianze di genere in aree chiave dello sviluppo, come l’istruzione, la salute e la rimozione delle barriere legali alla partecipazione politica ed economica, questo studio rivela che quasi il 90% sia degli uomini che delle donne hanno tutt’ora preconcetti ancora ben radicati.

Questi dati forniscono nuove intuizioni sulle barriere invisibili che le donne devono affrontare, e suggeriscono che per superare gli ostacoli appare imprescindibile la necessità di abbattere questo stigma.

La prima condizione per procedere insieme risiede nella tolleranza attiva delle differenze e, nel rispetto della libertà altrui.

Sono profondamente convinta che donne e uomini hanno tutto da guadagnare unendosi nelle loro somiglianze e completandosi nelle loro differenze. Pertanto, i preconcetti legati ad esse non possono più rappresentare un freno a chi vorrebbe approcciare la subacquea o integrare un percorso tecnico e sembra opportuno raggiungere, in ogni situazione, il giusto equilibrio delle forze! Le esperienze delle donne che ho ascoltato e conosciuto a Bologna, le prospettive di care amiche, insieme alla mia esperienza personale, mi hanno spinto a scrivere questo articolo. Per sensibilizzare quante più persone possibili, uomini, ma anche donne, amanti del mare, a coltivare la propria passione per la subacquea, superando stereotipi ed ostacoli, accogliendo le differenze di genere come una possibilità di arricchimento reciproco per esplorare ogni tipo di ambiente marino, vivendo esperienze uniche ed irripetibili.

Vive la différence!


[1] Wang et al., 2007

[1] Weien et Baumgartner, 1990; Gustavsson et Hultcrantz, 1999 ; StLeger Dowse et al. (2002) ; Webb et al. (2003) ; Coulange, 2005

[2] The effect of pre-dive ingestion of dark chocolate on endothelial function after a scuba dive (Theunissen) 

[3] Bolton, 1980; Kenneth e Kizer, 1981; Camporesi, 1996; Gustavsson e Hultcrantz, 1999; Morales et al., 1999; Bonnin et al., 2003. 

[4] Dessard e Pierre, 1999

[5] Wang et al., 2007

[6] R. Macdonald, Legal Republicanism and Legal Pluralism, in M. Bussani – M. Graziade (cur.), Human Diversity and the Law, Bruylant, Brussels, 2005, pp. 43-70

Leggi anche

Subacquea al femminile