Immersioni a Ventotene: l’isola delle mongolfiere

Immergersi nelle limpide acque di Ventotene per rimanere ammaliati dai colori che appaiono davanti alle nostre maschere. Spugne rosse brillanti come rubini, madrepore intensamente gialle ed una moltitudine di pesci allegramente danzanti.

Mille colori ravvivano le pareti piene di calamite, maioliche, quadretti, pitture, stoffe, vestiti, ventagli e bicchieri, brocche e vasi di vari dimensioni e varie forme, sugli scaffali del piccolo negozio di Ventotene.
I disegni caratteristici su ogni oggetto sono rappresentati dalle Mongolfiere.
Presa dalla curiosità del perché Ventotene sia rappresentata da queste strutture gigantesche, chiedo informazioni e rimango stupita con quanto entusiasmo e orgoglio viene raccontato il motivo di questa particolarità.
Ogni anno sulla meravigliosa isola di Ventotene, nell’Arcipelago delle isole Pontine, si festeggia la Santa Patrona dell’isola, Santa Candida. Avviene il 20 settembre a conclusione di dieci giorni di eventi e manifestazioni che mescolano religiosità e tradizioni isolane!
L’evento più spettacolare e che rappresenta sicuramente uno degli aspetti più caratteristici, artistici e folcloristici della festa è rappresentato dalla gara delle Mongolfiere di carta, che si innalzano in cielo simboleggiando i voti fatti dagli isolani alla Santa Patrona.


La tradizione delle Mongolfiere è un’antica arte di origine napoletana importata intorno alla metà del 1800. Ogni anno in occasione della festa vengono realizzate mongolfiere con carta velina, decorate a mano, che si differenziano per forma e colori diventando dei veri e propri capolavori che però hanno durata breve per il semplice motivo che dopo il lancio, queste “opere d’arte” vengono alimentate da stracci e carte imbevuti di nafta dopo un po’ si spengono e cadono in mare aperto e il pubblico rimane coinvolto emotivamente da questo spettacolo.

Ora che ho saputo di questo evento vorrei ritornare su quest’isola per assistere alla preparazione della festa.
Insieme ai miei amici, appassionati dell’attività subacquea, abbiamo organizzato un weekend su quest’isola nel mese di ottobre.

Il clima è ancora estivo, il mare ha la giusta temperatura per potersi immergere con la muta umida o semistagna e soprattutto c’è tanta tranquillità. Siamo riusciti ad evitare la calca del turismo estivo.
Sono diretta al diving di Ventotene (Ventotene Diving Academy) per prepararmi per la prima immersione della giornata. Andremo ad esplorare l’area naturale marina protetta delle isole Ventotene e Santo Stefano, un’area istituita nel 1997, con un fondale inferiore o uguale a 100 metri di profondità e divisa in tre zone, A-B-C.
La zona A, antistante l’isola di Santo Stefano, è una riserva integrale dove sono assolutamente vietati il transito di imbarcazioni e le immersioni (se non per scopi scientifici). È vietata la pesca e la cattura di ogni specie vivente.
La zona B, considerata riserva generale, è un tratto di mare dove sono consentite le immersioni solo se accompagnati da una guida autorizzata e con l’obbligo di non alterare l’ambiente marino.
Nella zona C, riserva parziale, invece è consentita la navigazione, la pesca e le immersioni senza le autorizzazioni necessarie per la zona B.
Ci immergiamo nella zona B, accompagnati dalla guida del diving di Ventotene, nel punto d’immersione di “Punta Falcone”, così chiamato perché in cima alla falesia dell’isola di Santo Stefano c’è una sporgenza di origine rocciosa che ha la conformazione simile alla testa del rapace. Siamo sul lato settentrionale dell’isola di Santo Stefano e la guida ci spiega, durante il briefing, che ci immergeremo a fianco ad una parete di origine vulcanica con la profondità massima di 60 metri dove ci sarà la possibilità di incontrare pesci come cernie, dentici, barracuda, ricciole, salpe e castagnole.
Siamo pronti per l’immersione, ci tuffiamo in acqua, ci diamo l’ok e sgonfiamo il GAV.
La discesa verso il fondale è spettacolare, il colore dell’acqua cambia con la profondità; dal verde smeraldo diventa di un blu intenso e per me inizia un senso di quiete e di pace interiore. Arrivata a venti metri di profondità inizio a studiare bene il tipo di roccia del luogo, enormi blocchi di origine vulcanica, il basalto.

Su questi massi ci sono meravigliosi organismi marini tra cui colonie di margherite di mare di un intenso giallo ocra, estese formazioni di spugne rosse e ramificate formazioni di falso corallo.
Un enorme cernia bruna sembra avvicinarsi a noi con disinvoltura ma con uno scatto velocissimo cambia rotta e si allontana dirigendosi verso le rocce basaltiche più profonde.
Verso venticinque metri di profondità nel profondo blu, un minuscolo nudibranco dal corpo allungato e fusiforme e dal colore viola danza al ritmo della corrente su un idrozoo di forma ramificata, all’apparenza come se fosse una piccola piantina.

Un enorme banco dorato di Salpe nuota tranquillamente cercando cibo.
Qualcosa mi porta ad avvicinarmi verso un piccolo nascondiglio tra blocchi rocciosi. Scopro un timido e piccolo Scorfano di un rosso vivace.
L’immersione finisce, dobbiamo tutti quanti risalire verso il gommone e iniziare le procedure di sicurezza prima di arrivare in superficie.
Per me questa è l’occasione per ringraziare mentalmente il signor Mare ed i suoi abitanti per la loro ospitalità.
Ogni volta che m’immergo, è come se stessi entrando in casa di qualcuno e di conseguenza rispetto l’ambiente, cerco di non creare disagio al “padrone di casa” e ringrazio sempre per la sua cordialità.

Sul gommone, durante il tragitto di ritorno verso il porto di Ventotene, osservo l’isola di Santo Stefano, in particolare quell’enorme e unico edificio, un penitenziario costruito sull’isola verso la fine del 1700 per rinchiudere i detenuti.
Vicino al porto c’è un ufficio informazioni, dove trovo qualche immagine di questo penitenziario che scopro essere stato costruito dai Borboni. Visto dall’alto, la struttura ha la forma a ferro di cavallo e mi ricorda il modello architettonico del teatro San Carlo di Napoli, con la differenza di un elemento in più, ossia una piccola torre al centro della struttura. In questo modo i pochi guardiani riuscivano a controllare i movimenti dei detenuti se cercavano di scappare.
Ora la struttura è abbandonata e a Santo Stefano ci va il personale responsabile nella gestione e controllo dell’area marina protetta.

Altra immersione, altro spettacolo, altre meraviglie da conoscere, altre emozioni.
Partiamo dal porto con il gommone, in direzione sud. Osservando la costa di Ventotene noto il suo profilo alzarsi fino a Punta dell’Arco. Qui c’è un enorme blocco di lava che si erge verso il cielo. Questo è il punto più alto di tutta l’isola, circa 140 metri sul livello del mare.

Il sito dell’immersione è la Punta dell’Arco, che prevede una profondità massima 30 metri.
L’ancora del gommone tocca il fondale a 6 metri di profondità in un tratto di mare abbastanza distante dalla costa dove ci sono tanti blocchi di roccia vulcanica che creano un percorso sottomarino particolare con degli stretti cunicoli. Iniziamo l’immersione proprio attraversando questi cunicoli e man mano che la profondità aumenta lo spazio si fa sempre più ampio.
Durante il percorso noto dei grossi blocchi di roccia sempre di natura vulcanica e delle formazioni rocciose appiattite. Alla profondità di 26 metri circa trovo un piccolo spazio perfettamente circolare scavato nella roccia rossastra che si può visitare entrando uno per volta.
Numerosi esemplari di donzelle, saraghi e cernie di grosse dimensioni nuotano in questo ambiente molto particolare.

Avvisto tantissimi esemplari di stella serpente (Ophidiaster ophidianus), che a differenza dalla cugina stella marina comune ha la sua epidermide quasi liscia e le braccia più lunghe.
Immersione finita, soddisfazioni infinite!
Mentre il gommone si avvia verso il porto, nel tratto compreso tra il sito dell’ultima immersione e Cala Nave, ho la possibilità di ammirare la costa a sud dell’isola, caratterizzata da pareti che presentano le stratificazioni delle eruzioni vulcaniche e che cadono a picco sul mare.
Ventotene ha una forma allungata, la sua estensione arriva a circa 3 km con la massima altitudine di circa 139 metri sul livello del mare.

Quest’isola nasce circa 1.700.000 anni fa, in concomitanza con grandiose eruzioni vulcaniche che finiscono circa 500.000 anni, dopo un’esplosione violentissima che distrusse parte del cono del vulcano che oggi si troverebbe ad un miglio a largo di Punta dell’Arco, estremità meridionale dell’isola.
Ventotene e Santo Stefano si differenziano dalle altre isole dell’arcipelago, sia cronologicamente, che geologicamente essendo formate da differenti tipi di rocce.
Le due isole dal punto di vista geografico appartengono all’arcipelago pontino, ma dal punto di vista geologico sono riconducibili alle isole Flegree che comprendono Ischia, Procida, Vivara e Nisida.

A Ventotene non ci sono camion ma solo piccole macchine, Ape e piccoli furgoncini, perché la strada all’ingresso del porto è strettissima.
A piedi la si può visitare tutta in 4 ore,
Per arrivarci si prende il traghetto o l’aliscafo da Formia.
Mi avvio per tornare a Roma. Dal traghetto vedo l’isola diventare sempre più piccola e sparire in mezzo al mare, come una magia.

Grazie Ventotene a presto!

Stefy Bidetti

Ringraziamenti:
Al gruppo Torre Flavia Diving per aver organizzato questo splendido viaggio.
Ad Antonio Santomauro, all’Agriturismo Parata Grande e al ristorante Zì Amalia.
Al Ventotene Diving Academy.