Immersione nella Grotta Azzurra di Palinuro

Testi e foto di: Stefania Bidetti

Tempo di lettura stimata: 5 minuti

La più bella grotta del Cilento. L’acqua limpida e cristallina consente di ammirare meravigliosi giochi di luce e stupendi riflessi delle numerose stalattiti.
Il racconto di un’immersione in una grande caverna passante, ricca di forme di vita. Al suo interno non si è mai al buio e ovunque si rimane ammagliati dal blu intenso del mare.

 

“Il subacqueo è costantemente alla ricerca di nuove opportunità e di nuovi scenari dove poter svolgere la propria attività. Una di queste è rappresentata dalle cavità sommerse, un mondo nuovo in cui molto è ancora da scoprire in campo geologico e biologico.
Si ritiene quindi utile e necessario illustrare uno sperimentato e corretto iter per poter godere, a fondo e senza particolari problemi, di questa nuova dimensione in cui non c’è niente di impossibile, che non è riservata a superman e di cui purtroppo si fanno spesso interpreti personaggi che l’hanno conosciuta per sentito dire, via internet, dopo un breve periodo di vacanza e con motivazioni svianti, esagerate e inutili. Questo libro nasce da quarant’anni di intensa attività subacquea di cui trenta in cavità marine sommerse, in qualità di esploratore, guida, istruttore speleo e soccorritore.” (F. Barbieri – Cavità Sommerse)

Leggo queste parole tratte dal libro “Cavità sommerse” scritto da Fabio Barbieri, bravissimo istruttore subacqueo, speleologo, soccorritore, biologo marino, autore di vari libri del settore e titolare del Palinuro Sub Diving Center.


Palinuro si estende su una piccola penisola del promontorio, conosciuto come Capo Palinuro, con la caratteristica forma a pentadattilo. È rinomato per la bellezza paesaggistica, le sue emergenze naturalistiche e per la presenza di grotte sia emerse, comodamente visitabili con una barca, che sottomarine, per le quali occorre essere esperti per le immersioni.
Rappresenta uno dei tratti di costa più belli dell’intera Campania e fa parte del Parco del Cilento.
Io mi trovo seduta a bordo di una barca del Palinuro Sub Diving Center e da qui ammiro una lunga ed immensa parete di roccia calcarea che scende a strapiombo sul mare nella quale l’acqua ha scavato numerose grotte e profonde gole.

Preparo la mia attrezzatura subacquea per esplorare una delle 32 affascinanti grotte, la Grotta Azzurra, la cavità più estesa e più nota di tutto il complesso delle grotte che si apre sul fianco settentrionale di punta della Quaglia,
Io ed i miei compagni entriamo in acqua, pronti per iniziare la nostra immersione. Ci diamo l’ok, sgonfiamo il gav e iniziamo a scendere in profondità.

I miei occhi, dietro la maschera subacquea, vedono il passaggio dall’aria all’acqua grazie a quella linea sottile di mare che confina due mondi completamente diversi.
Sulla terra ci sono migliaia di colori, nel mare predomina il blu.
Sulla terra si corre, si cammina, si salta. Nel mare si nuota, si sta fermi, in sospensione.
Sulla terra ci sono diversi punti di riferimento per non perdersi, nel mare ce ne sono pochi.
Sulla terra c’è la forza di gravità, nel mare c’è la spinta di Archimede.
Ovviamente noi subacquei siamo attrezzati e allenati per evitare e anche per affrontare qualsiasi tipo di pericolo che si riscontra in un ambiente non adatto al nostro organismo!
Nonostante questa differenza, per me inizia una magia, una trasformazione, una metamorfosi da organismo terrestre ad organismo acquatico.
Una sensazione indescrivibile, la gioia di sentirmi accolta dal mondo marino. Sorrido soddisfatta di aver scelto di praticare l’attività subacquea e inizio ad esplorare il profondo blu insieme agli amici, compagni di immersione.

La Grotta Azzurra può anche essere visitata, nella sua parte emersa, grazie a piccole e caratteristiche imbarcazioni locali. Alla fine del lungo tunnel che conduce all’interno della grotta, un vasto salone centrale accoglie i visitatori che finalmente scoprono il motivo del suo nome che nasce grazie alla particolare colorazione dell’acqua dovuta a fenomeni di rifrazione che le danno una formidabile, quanto mai affascinante, tonalità di azzurro.

Io mi trovo nella parte sommersa in prossimità del salone principale della grotta, a circa 26 metri di profondità. La guida subacquea mi avvisa che siamo arrivati all’ingresso della grotta, accendo la mia torcia ed inizio, emozionata la perlustrazione.

Rimango subito impressionata della forte limitazione della luce naturale, che diminuisce progressivamente dall’ingresso della grotta fino a scomparire del tutto fino alla parte più interna, favorendo la presenza di organismi adattati a questo particolare ambiente.
Scopro un paesaggio completamente diverso a seconda che mi soffermo sul soffitto, sulle pareti laterali e sul pavimento sottostante. In particolare noto la progressiva riduzione del numero degli organismi acquatici man mano che dall’ingresso procedo verso la porzione più interna.
Questa diminuzione è dovuta alle particolari condizioni ambientali delle grotte marine come la mancanza di luce e di risorse alimentari limitanti, di idrodinamismo ridotto e di condizioni di temperatura molto stabili nel tempo.
Sono abituata ad osservare i dettagli ogni volta che esploro un posto che non conosco. Qui la prima cosa che mi ha colpito è la netta differenza tra l’entrata della grotta ed il suo interno.
All’ingresso le pareti e le volte sono colonizzate prevalentemente da un enorme varietà di spugne, in modo particolare da forme massive di Agelas oroides. Le sue colonie arancioni, tozze ed irregolari, colorano la parete dandomi l’impressione di grosse chiazze di vernice su una tela da pittore.
Man mano che proseguo la mia penetrazione trovo dapprima altre forme di spugne incrostanti, con colori più accesi. Sono del tipo Spirastrella cunctatrix e Crambe crambe.

Nel salone centrale della grotta, dove la luce naturale non riesce più a filtrare, scopro particolari spugne che solitamente in un ambiente illuminato sono di colore violaceo e che invece in grotta, al buio, appaiono bianche. La causa di questa variazione cromatica è la mancanza di organismi simbionti, come i cianobatteri, che sono presenti solo in ambienti illuminati dalla luce naturale e permettono la tipica colorazione violacea alla spugna.
Le spugne più belle che ho trovato nella grotta azzurra, per le loro dimensioni e per l’abbondanza dalla forma a mammellone, sono del tipo Geodia cydonium. Sono delle grosse spugne bianche con una forma irregolare, con una consistenza dura e compatta che ricorda la forma di un cervello.
Ma all’interno della Grotta Azzurra non ci sono solo spugne.
Piccole ramificazioni di corallo rosso, polipi carnosi di margherite di mare e di astroidi ed alcuni ventagli di gorgonie gialle rendono questo ambiente unico ed emozionante.

Dal fondale fangoso sgorgano sorgenti di acque sulfuree mentre alte colonne stalatto-stalagmitiche, che si ergono per altezze superiori a tre metri, testimoniano che un tempo, molto lontano, a questo livello non c’era l’acqua.
Miriadi di anthias rossi e piccoli banchi di saraghi movimentano l’ambiente mentre eleganti corvine presidiano le loro tane.
Nudibranchi come le flabelline viola, le vacchette di mare ed i vermi piatti sono onnipresenti.
I tempi ed i consumi mi consigliano di concludere la mia visita. La Grotta Azzurra è molto ampia, merita di essere ammirata senza correre affannosamente. Mi prendo l’impegno di tornarci per proseguire la sua scoperta.
Ho citato solo alcune delle meraviglie che ho scoperto al suo interno. Mentre la barca si avvia verso il porto scambio le mie prime impressioni con i miei compagni di immersione. Nei loro occhi e nella loro voce traspare la mia stessa emozione.

Ringrazio lo staff del Palinuro Sub Diving Center composto da professionisti gentili, precisi, competenti non solo nell’ambito puramente subacqueo ma anche nel fornirmi molte interessanti informazioni sulla biologia marinadi questo luogo.
Tornerò presto per ritornare a fare splendide immersioni e a conoscere altre meraviglie!

Ringraziamenti particolari a:
Fabio Barbieri del Palinuro Sub Diving Center
Torre Flavia Diving per l’organizzazione del viaggio
Hotel Le tre Caravelle.

Alcuni spunti di biologia sono stati presi dal libro “Cavità Sommerse”

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