Immersioni a Linosa

Una settimana di immersioni in una piccola isola del Mediterraneo, lontana dal mondo, tranquilla, immersa nel silenzio, selvaggia ma non difficile.
Una settimana che mi riporta a quei momenti di necessaria solitudine, con la sola compagnia del mare.
Momenti che il mio essere animale sociale ogni tanto necessita.

Un’isola vulcanica, con una sola spiaggia, famosa perché le tartarughe Caretta Caretta ci vanno a depositare le uova. La terra è nera ma molto fertile. Non ci sono strutture turistiche di rilievo e la vita mondana è totalmente sconosciuta.

Questo è il racconto di come l’ho vissuta.

Agosto 2011

Come mi capita da ormai nove anni mi trovo a Pantelleria, sdraiato sulla ducchena del terrazzo del Diving Cala Levante.
La ducchena è una tipica seduta in muratura che di solito delimita la terrazza delle tipiche dimore pantesche mentre il Diving Cala Levante, oltre ad essere il centro immersioni di cui sono socio, da alcuni anni è il mio personale sogno subacqueo.
Questa del 2011 è un’estate particolare. Nei mesi precedenti, durante una campagna di ricerca archeologica subacquea, sono state rinvenute 2500 monete antiche.

L’eco di questa impresa continua ad aleggiare e personalmente mi sento un po’ stretto.
Decido quindi di espatriare per qualche giorno.

E così mi ritrovo comodamente seduto sulla poltrona dell’aliscafo che da quest’anno collega Pantelleria con Lampedusa e Linosa.
Ho portato con me un piccolo trolley con lo stretto necessario per restare fuori casa qualche giorno ed una borsa a rete contenente pinne, calzari, maschera e muta.
Non ho prenotato nulla, anzi me ne sono del tutto disinteressato. Ho la strana sensazione che a Linosa sarà facile trovare un posto dove dormire ed un diving center per le mie immersioni.

È un’isola molto piccola, in mezzo al Mar Mediterraneo, equidistante dalla Sicilia e dall’Africa. La sua forma è quasi circolare e, come Pantelleria e a differenza dalla vicina Lampedusa, è di origine vulcanica. Sembra addirittura che abbiano avuto origine dal medesimo asse vulcanico.
Nell’antichità fu dapprima utilizzata dai romani come base d’appoggio durante le guerre puniche e successivamente fu dominata da saraceni, normanni, angioini ed aragonesi.
Rimase disabitata sino al 1845, quando Ferdinando II di Borbone decise di colonizzarla insediando trenta persone provenienti da Ustica, Agrigento e (ancora una volta) Pantelleria.
Solo negli anni sessanta il governo italiano decise di investire per dare una mano alla crescita ed allo sviluppo dell’isola. Vennero costruiti i moli di attracco e nel 1985 la nave traghetto Paolo Veronese attraccò per la prima volta alla banchina dello Scalo Vecchio.
Ci vivono circa 450 linosani che, nonostante le risorse dell’isola non siano particolarmente attrattive, rimangono legati alla propria terra limitando al minimo il fenomeno dell’emigrazione.

Tramonto a Linosa
Il tramonto di Linosa al mio arrivo

Sbarco a Linosa nel tardo pomeriggio del 10 agosto. Il sole sta lentamente e pigramente tramontando. Rimango colpito dal colore scuro della terra che contrasta con la rigogliosa macchia mediterranea ed il mare turchese. Conosco bene questo contrasto cromatico, è lo stesso del posto da cui arrivo.
Mi dirigo verso un gruppo di case leggermente sulla mia destra. Sono tutte molto colorate, dal giallo ocra all’azzurro, al rosa. I bordi delle facciate, delle porte e delle finestre sono contornati di rosso o di blu. È il capoluogo, quasi tutto si racchiude qui.

Solo in quel momento mi rendo conto che devo trovare un posto per dormire, un mezzo per muovermi e possibilmente un centro immersioni che mi porti sott’acqua domani.

Decido di iniziare dal compito più semplice: la ricerca del diving center. Telefono ad un caro amico che lo scorso anno era stato qui in vacanza che in un attimo mi mette in contatto con Paolo Favari che gestisce il Diving Center Polo Nord.

Assolto il compito primario di ogni bravo subacqueo proseguo per la strada principale, di fatto quasi l’unica, e mi imbatto in una piccola bottega che mi da l’idea di essere un posto dove noleggiano motorini e biciclette. Lo gestisce un ragazzo che all’incirca avrà la mia età, è un linosano, si chiama Gerlando. Vive qui tutto l’anno, si sposta dalla sua isola solo ed esclusivamente se necessario e vive prevalentemente di turismo riparando e custodendo scooter ed altri mezzi a due ruote, considerando che qui solo i residenti possono circolare con le auto.
Trovo il mio mezzo di locomozione e anche una piccola ma deliziosa casetta tipica, di proprietà della sua famiglia, che mi ospiterà per il mio soggiorno.

Mi rendo conto ben presto che il motorino che ho noleggiato è addirittura sovradimensionato per il posto. Linosa infatti è molto piccola, si gira tutta in un’ora e si ritorna quindi spessissimo sui propri passi.

Come Pantelleria è montuosa, ha un vulcano spento, la roccia è lavica e scura ed ha una piana che a differenza della sua cugina più grande è coltivata a fichi d’india.
In paese la vita scorre lentissima. Ci sono solo tre trattorie, un paio di bar, due minimarket ed un ufficio postale. Non ci sono banche, meno male che ho fatto scorta di contanti!!

Ma è finalmente giunto il momento di andare sott’acqua.
Il Diving Center Polo Nord si trova poco lontano dalla via principale. La sede è in una struttura nuova, accogliente e pulita. Qui lo spazio all’aperto non manca di certo ma non mancano nemmeno un paio di camere che vengono utilizzate dallo staff e dagli amici.
Paolo è un ragazzo fantastico. È di Piacenza, gestisce un club subacqueo in città e in estate si trasferisce a Linosa con la sua famiglia per accompagnare i divers in questo spicchio di mare dai colori turchesi.

Qui il Mediterraneo è quello di un tempo, aspro e selvaggio. Rimango immediatamente colpito dalla morfologia dei fondali evidentemente creati dalle eruzioni vulcaniche che hanno dato origine all’isola. Ci sono pareti che sprofondano nette e dritte verso gli abissi, secche, anfratti e tunnel variopinti. Sebbene da pochi anni sia stata istituita un’area marina protetta sembra che il pesce pelagico sia di casa da sempre.

Nonostante provenga da un posto rinomato per la sua visibilità, qui la limpidezza dell’acqua è veramente impressionante. Purtroppo non c’è un altrettanto elevata biodiversità. Le cernie ed i dotti dominano la scena ma sovente si ha la possibilità di imbattersi in fantastici predatori tipo carangidi, ricciole e tonni.
La nitidezza delle sue acque causa inevitabilmente la totale assenza di gorgonie. Le rocce sono però ricoperte di spugne coloratissime e abitate da nudibranchi.

Linosa flabellina rosa
Le flabelline viola resistono alle forti correnti del mediterraneo linosano
Linosa hypselodoris
Uno sgargiante Hypselodoris

La Secchitella è una vasta secca che si trova a sud est dell’isola. Ha il cappello a tre metri di profondità e scende, in alcuni tratti molto rapidamente, sino a sessanta metri. È molto ampia al punto che di solito ci vogliono almeno un paio di immersioni per visitarla tutta. Io non ho molto tempo a disposizione quindi Paolo mi accompagna personalmente per un’immersione che si preannuncerà piuttosto lunga.
Scendo velocemente, seguendola dorsale rivolta verso terra, sino alla massima quota dove incontro cernie di grandi dimensioni, brune e rosse, ed un banco di dentici in caccia. Risalgo però quasi subito per mantenere una profondità media non superiore a quaranta metri. Il percorso sarà molto lungo e con un mono bombola da 15 litri bisogna avere un occhio di riguardo ai propri consumi. La conformazione della roccia ha creato tane e anfratti da cui spuntano cernie brune e dotti di dimensioni minori rispetto alle precedenti ma comunque sempre di importante pezzatura. Tra i vari pertugi si nascondono bellissime murene e timidi polpi.
Risalendo le pareti sono tappezzate da madrepore arancioni. I loro polipi sono aperti grazie alla corrente abbastanza sostenuta.
Ritorno sul cappello. La decompressione sarà lunga ma è allietata da pagri, tanute e coloratissimi pesci pappagallo del Mediterraneo. Sulle rocce e sulle alghe trovo anche degli interessantissimi nudibranchi.

Ma l’immersione che non può mancare a Linosa è la Secca di Pietro Tuccio.
È l’ultimo giorno e voglio chiudere in bellezza. Le condizioni del mare ce lo consentono. Torniamo a sud est, questa volta siamo decisamente più lontani dalla costa. Non si ormeggia, il cappello della secca è a 32 metri di profondità. Siccome c’è anche un po’di corrente scendiamo al volo e ci catapultiamo giù. Siamo in pochi eletti e ne capisco immediatamente il motivo.
Il sommo della secca è abbastanza ampio da permetterci una planata sicura. In mezzo trovo una sella che mi conduce velocemente alla massima profondità. La trasparenza dell’acqua mi fa sembrare tutto a portata di mano. Mentre scendo vedo nettamente sotto di me la franata che si trova quasi a -60. L’adrenalina sale man mano che la raggiungo e sicuramente aumenta anche la narcosi. Là sotto nuotano delle cernie giganti, tranquille ed indisturbate. Sullo sfondo i dentici appaiono qua e là. In alcuni momenti pronti a sferrare un attacco ed in altri tranquilli e pacifici.
Risalgo dopo pochi minuti ad una quota inferiore. Lo spettacolo che vedo, dal basso verso l’alto, è unico. Ricciole, tanute e barracuda nuotano in un ecosistema che purtroppo nel Mediterraneo è ormai difficile ritrovare.
Purtroppo è tempo di risalire, mi aspetta una lunga risalita ed una ancor più lunga decompressione che l’ausilio di un pedagno e dei nostri palloni di segnalazione.

Linosa secca di Pietro Tuccio
Un dotto enorme e minaccioso nel blu della Secca di Pietro Tuccio
Linosa secca di Pietro Tuccio
I dotti nuotano curiosi e indisturbati nel mare della Secca di Pietro Tuccio
Fine novembre 2017

Dalla finestra del piccolo studio della mia casa torinese osservo gli eleganti palazzi barocchi della prima capitale d’Italia. Fuori sta iniziando a far freddo.
Il ricordo di un’estate mi riscalda il cuore. Il ricordo della settimana trascorsa in quest’isola piccola, lontana dal mondo, silenziosa, tranquilla, selvaggia ma non difficile mi riporta a quei momenti di necessaria solitudine dei quali il mio essere animale sociale ogni tanto ha bisogno.

Oggi l’aliscafo che partiva da Pantelleria per andare a Linosa, non esiste più.
Per arrivarci è necessario traghettare dalla vicina Lampedusa, a sua volta raggiungibile con l’aereo.
Ovviamente è bene andarci in estate, in questo periodo trovereste qualche centinaio di anime tra cui probabilmente Gerlando.

Chi probabilmente non troverete è Paolo Favari. Girovagando su Google ho scoperto che il Diving Center Polo Nord ha chiuso definitivamente.
Comunque, se la notizia fosse confermata, so che ce n’è qualcun altro.

Queste le immersioni che ho ricavato dal mio logbook:

  • Gli archi
  • Punta Calarena
  • Le piscine
  • I faraglioni
  • Il faro
  • La mannarazza
  • La secchitella
  • Secca di Pietro Tuccio

👌

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